sabato 8 settembre 2012

Piero OSTELLINO
Una scuola liberale (davvero)
tratto da: Corriere della Sera, 28.2.2004. 

Al di là degli aspetti strettamente tecnici - sempre perfettibili - ciò che divide il centrodestra dal centrosinistra sull'istruzione è l'idea stessa che essi rispettivamente ne hanno e che è, poi, l'idea di società nella quale vivere. La riforma Moratti introduce elementi di flessibilità nel rigido sistema napoleonico. Che, invece, il centrosinistra continua a privilegiare. Il passaggio dal concetto napoleonico di istruzione come "prescrizione" - tutti fanno la stessa cosa nello stesso momento - a quello del centrodestra come "opportunità" (possibilità di scelta fra una relativa differenziazione di programmi e di orari) sconcerta le famiglie. E' il prezzo che si paga alla libertà. Si chiama responsabilità. Ma noi italiani, educati a essere eterodiretti, con la responsabilità abbiamo poca dimestichezza. Per il centrosinistra, al centro rimane la scuola, che incarna l'autorità dello Stato; per il centrodestra diventa la famiglia, che incarna l'autonomia dell' individuo.

Dice Roberto Vecchioni, professore di liceo, uomo di sinistra: "L' istruzione perde uno dei suoi punti di forza: la costrizione (...) Quando si dà la possibilità alla famiglia di "decidere" si compie una scelta sbagliata". E' la differenza che corre fra una concezione dirigistica, e autoritaria, e una individualistica, e liberale, della società. Ugualmente legittime, ma anche profondamente antitetiche. Lo stesso discorso vale per la riforma dell'università. Per svolgere attività di ricerca e di didattica integrativa, il decreto governativo prevede che le università possano stipulare contratti di lavoro a tempo determinato, scaduti i quali l' attività svolta è titolo preferenziale nei concorsi per il pubblico impiego, ovvero il ricercatore ritorna sul mercato. Anche ai docenti possono essere applicati contratti a tempo determinato, rinnovabili una sola volta e trasformabili in contratto a tempo indeterminato.

Dice Carlo Secchi, rettore della Bocconi: "Rendere più flessibile la fase iniziale del lavoro è un bene. In tutto il mondo esiste un periodo di qualche anno in cui ci si mette alla prova e si è valutati dalla comunità scientifica di riferimento". Per il centrosinistra, al centro rimane "il posto" che incarna il concetto di sicurezza sociale; per il centrodestra, diventa "il lavoro" che incarna il concetto di competizione. L'esposizione al mercato, rispetto al rassicurante vitalizio dell'impiego pubblico, genera, negli interessati, insicurezza. E' umanamente comprensibile. Ma fa tutta la differenza fra una concezione socialistica e una liberistica del mondo del lavoro anche nel campo dell'istruzione. L'ideale liberale sarebbe la liberalizzazione e la privatizzazione dell'istruzione, secondo il modello anglosassone, già contrapposto a quello francese da Luigi Einaudi in una delle sue più famose "Prediche inutili". "Napoleone, genio amministrativo volto all' organizzazione di uno Stato accentrato ed ubbidiente alla sua volontà - scriveva cinquant'anni fa l'economista liberale - creò l'università di Francia, stupenda creazione la quale sotto un solo comando riuniva tutti gli ordini di scuole (...) Uno il credo, uno il programma, uno l'esercito insegnante". Se un difetto ha la riforma Moratti è di cercare di innestare elementi di pluralismo nel corpo sclerotizzato napoleonico, senza andare al cuore del problema: l'abolizione, auspicata dallo stesso Einaudi, del valore legale del diploma, responsabile primo dell'«aspettativa del posto».

1 commento:

  1. E ti sembra poco, caro Ostellino? "Se un difetto ha la riforma Moratti è di cercare di innestare elementi di pluralismo nel corpo sclerotizzato napoleonico, senza andare al cuore del problema: l'abolizione (...) del valore legale del titolo di studio" Sono perfettamente d'accordo che non si possono insegnare le stesse cose, negli stessi tempi e modalità a ragazzi tanto differenti come possono essere gli studenti milanesi di Via Montenapoleone e quelli napoletani dei Quartieri Spagnoli. Ma finchè il diploma finale avrà valore legale mi sembra inevitabile la.... "coercizione". In un Paese liberale come l'Inghilterra, per esempio, non esiste la bocciatura e la successiva ripetenza: si è promossi alla fine dell'anno solo nelle materie in cui si ha la sufficienza, e si ripete il programma della materia in cui non si è preparati: al limite, per esempio , si può arrivare al diploma finale in un liceo ad indirizzo classico anche con tre in greco, ma poi non ci si spotrà iscrivere a Lettererà finchè non si recupererà l'insufficienza in quella materia. Mi permetto di far osservare allo stimato editorialista del "Corriere" che prima della Moratti fu il ministro Berlinguer a parlare di percorsi formativi differenziati in ragione del diverso fabbisogno culturale territoriale. Fu quel ministro del Centrosinistra che diede la personalità giuridica a tutte le scuole e le rese autonome con l'introduzione dell'"Autonomia Didattica, Organizzativa e di Ricerca". Vero è che dopo la caduta del governo Prodi il suo partito lo giubilò, ma questo è un altro discorso e avvalora la tesi di Ostellino. Ecco: il centrodestra avrebbe dovuto fare le riforme liberali, ma si è sempre fermato a metà strada.

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