giovedì 22 novembre 2012

In Francia approvate le nozze gay. Ma di chi?


(di Davide Greco) Per il momento è un disegno di legge, ma il Parlamento lo discuterà all’inizio del 2013. Il Consiglio dei ministri a Parigi lo ha varato per autorizzare i matrimoni omosessuali e l’adozione di un bambino per le coppie gay. Il ministro degli Affari familiari, Dominique Bertinotti, lo ha definito «un passo importante verso la parità dei diritti», mentre per Marisol Touraine, Ministro degli Affari Sociali «si tratta di una grande riforma che si rivolge alla società francese nel suo complesso». Lo stesso Hollande parla di «un progresso non soltanto per qualcuno, ma per tutta la società».

Secondo i giornali, la maggioranza dei francesi è d’accordo con il governo. A fronte di un successo così universale, vale la pena chiedersi quanti saranno a beneficiare della nuova legge. Già, quanti? In questo momento, ovviamente, non è possibile prevedere quante nozze gay avverranno in Francia nei prossimi anni. Ancora meno è possibile capire quanto una legge come questa si rivolga alla società francese “nel suo complesso”. Tuttavia, è facile immaginare la prossima sarabanda propagandistica dei gruppi che l’hanno sostenuta. Con un’abile insistenza mediatica, la “grande riforma” apparirà come uno dei nodi risolti della società attuale. Un nodo, neanche a dirlo, fondamentale per il progresso delle umane sorti.



Cercheranno di dimostrare che moltissimi francesi erano omosessuali senza averlo mai confessato, e che tutti, o quasi tutti, sono d’accordo con la legge. Tranne, chiaro, i conservatori parrucconi e i cattolici. L’unico modo per sapere quanto è “globale” una disposizione come questa, è dare un’occhiata ai dati divulgati da altri Stati. Prendiamo la Spagna, ad esempio. Lì, la legge sul matrimonio omosessuale esiste dal 1 luglio 2005. “Il Messaggero” in un articolo del 7 novembre 2012, riporta il dato complessivo: in 7 anni sono stati celebrati 22.442 matrimoni gay. “Corriere.it” specifica anche la suddivisione negli anni: «Oltre 4.573 coppie gay si sono sposate nel solo 2006 e, da allora, una media di 3.000 l’anno, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica. La media è aumentata del 21,5% lo scorso anno, fino a quota 3.880».



Se si tiene conto che la popolazione spagnola è di circa 46mln abitanti, vuol dire che ogni anno (teniamo buona la media di 3.000) appena lo 0,006522% si sposa con nozze gay. La percentuale si solleva fin verso lo 0,048% se si prende il dato complessivo di 22.442. E non va molto meglio nemmeno in Inghilterra. Anzi va peggio, se la si ritiene la patria dell’orgoglio omosessuale. Il “Queerblog” del 10 agosto 2009 riporta cifre non consolanti: «l’Ufficio delle Statistiche Nazionali ha dimostrato (che) l’anno scorso sono state celebrate 7.169 unioni civili, in discesa rispetto alle 8.728 del 2007. Ancora più lontano e irraggiungibile dal boom che c’era stato nel 2006 quando, nei primi tempi della riforma, le coppie di lunga durata hanno subito approfittato del vantaggio di potersi unire legalmente». E prosegue: «Nel 2003 il Governo stimò che circa 62.000 coppie si sarebbero unite civilmente entro il 2010: ora sono solamente 33.953, il 53 % maschile, il 47% femminile».



Ora, circa 34 mila unioni su una popolazione di 53 milioni di abitanti, dà appena lo 0,0641%. E non si sta parlando di un qualcosa che esiste da cento anni, per cui è comprensibile un calo contingente. No, si tratta di una novità, per la quale tutti avrebbero dovuto sgomitare per approfittarne. E non si tratta nemmeno di cifre che si vanno ad aggiungere a matrimoni precedenti. Non sono, cioè, nuzialità “nuove” rispetto ad una società già sposata in questo modo. Ma sono verosimilmente tutte quelle possibili da rintracciare, fino all’ultimo numero.



Oltretutto, siamo ancora in attesa di sapere quante di queste unioni saranno durature o quante finiranno nella separazione. Tuttavia, se si vogliono prendere per veri alcuni sondaggi che parlano di “appena” l’1% della popolazione inglese pronta ad autodefinirsi “omosessuale”, e solo lo 0,5% “bisessuale” è necessario prevedere un nutrito sottobosco omosessuale non sposato, e probabilmente nemmeno intenzionato a sposarsi. Come a dire che neanche a loro interessano queste leggi sul matrimonio. Facciamo invece un altro paragone, così, giusto per toglierci il dente.



Domanda: quante coppie (eterosessuali) si sono sposate in Italia dal 2005? Il tanto malmenato matrimonio italiano, per fortuna, può darci ancora qualche soddisfazione. L’Istat conferma una media generosa di oltre 200mila unioni all’anno (matrimoni civili e religiosi, prime e seconde nozze) per un totale di 1.439.018. Quasi un milione e mezzo che, tutto sommato, corrispondono al 2.39% della popolazione. Questo nonostante tutte le diminuzioni dal 1972 ad oggi, i divorzi, la squalificazione generale della famiglia classica, le coppie conviventi. Questi i dati: 2005: 247.740; 2006: 245.992; 2007: 250.360; 2008: 246.613, 2009: 230.613; 2010: 217.700.



In conclusione, torna doveroso chiedersi cosa significa, oggi, l’abusata parola “democrazia”. Davvero rappresenta la “società nel suo complesso” o è diventata solo lo strumento di puntello di minoranze rappresentate da lobby potenti? Con la confusione tipica dei nostri tempi, la democrazia non è più il governo della maggioranza, ma quello di tutti, di chiunque. E non si capisce più se è la maggioranza a decidere, o piccoli gruppi di pressione che vogliono imporre il loro modello di vita con la prepotenza. O con leggi inutili solo per le élite. I numeri parlano chiaro. Nonostante gli orpelli da propaganda, le cifre non giustificano le mobilitazioni. Non almeno come per altri ambiti. E allora torniamo ad occuparci delle cose serie, per favore. (Davide Greco)

da Corrispondenza Romana

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