domenica 27 gennaio 2013


Perché un cattolico non può votare Monti

Perché un cattolico non può votare Monti
(di Danilo Quinto) Chi ha letto la Caritas in Veritate di Benedetto XVI, conosce l’interrogativo centrale dell’Enciclica: «Come ci si potrà stupire dell’indifferenza per le situazioni umane di degrado, se l’indifferenza caratterizza perfino il nostro atteggiamento verso ciò che è umano e ciò che non lo è?». È una domanda rivolta al destino dell’uomo contemporaneo e nasce dalla consapevolezza che «la questione sociale – afferma il Papa – è diventata radicalmente questione antropologica». Le parole di Benedetto XVI – e il Suo Magistero complessivo – non costituiscono un generico richiamo alla cosiddetta “biopolitica”, ma rappresentano l’unico orientamento possibile per i cattolici che vorranno esprimere un voto alle prossime elezioni.
Quando il Papa chiede che la politica esprima politici «credenti e credibili», non lo fa in modo astratto, ma concreto e si riferisce al fatto che l’azione politica si deve fondare su quei principi del diritto naturale che sono alla base dell’antropologia umana, così come l’abbiamo conosciuta fin qui. Di conseguenza, se l’agenda di un partito non menziona quei principi o li dà per scontati – per convenienza o per calcolo – o non li considera un’urgenza (con buona pace del Ministro Riccardi, che questo ha dichiarato rispetto al programma della lista Monti), per questo solo fatto non è da prendere in considerazione da parte dei cattolici che vogliono obbedire al Santo Padre.
C’è anche un altro fatto, a questo strettamente collegato, che dovrebbe orientare il voto cattolico. Lo dice sempre Benedetto XVI. Se si è indifferenti verso quello che è umano e quello che umano non è, lo si è anche sulle situazioni umane di degrado, che non si vedono o, se si vedono, si ignorano. L’indifferenza genera indifferenza. Se l’azione politica non si fonda sul rispetto della persona umana intesa nella sua integrità, siamo in pieno campo relativista. Se sono veri i dati, peraltro non smentiti, su quello che è successo nel Paese nell’ultimo anno – il raddoppio del numero degli italiani che soffrono la fame, 47 mila famiglie costrette ad abbandonare la casa perché non hanno i soldi per pagare il mutuo, l’aumento del 23% dei disoccupati, 200 imprese che mediamente al giorno sono costrette a fallire, la crescita del debito pubblico di 153 miliardi e la riduzione del Pil del 2,4%, nonostante il maggior gettito fiscale grazie al più alto livello di tassazione al mondo – è fuor di qualsiasi dubbio che l’integrità ed anche la dignità della persona umana siano state ignorate dal Governo presieduto dall’attuale Presidente del Consiglio.
Monti si fa vanto di aver restituito all’Italia la credibilità internazionale. A quale prezzo? Della dignità delle persone? Ammiccare ad un’Europa politica che non esiste e che è governata dalle burocrazie e dalla finanza internazionale, attraverso una banca privata, gestita da privati, quale è la BCE e contemporaneamente provocare questo disastro sul piano sociale, non corrisponde a quell’invito perentorio del Magistero della Chiesa di guardare alle condizioni in cui vive l’uomo contemporaneo, ai suoi bisogni veri, reali, indisponibili.
Terzo fatto. L’appartenenza di Mario Monti alla massoneria, incompatibile con l’appartenenza alla Chiesa cattolica, non è stata mai smentita, salvo una volta, dallo stesso Monti, in una trasmissione televisiva, nella quale ha detto: «Non so bene cosa sia la massoneria. Confesso la mia lacuna. Io non sono massone». Ci permettiamo di suggerirgli di leggere un bellissimo libro di Cesaremaria Glori, intitolato La tragica morte di Ippolito Nievo, che spiega documentalmente come l’unità d’Italia si sia fondata grazie a un complotto massonico. Noi siamo questo. Per quanto tempo ancora? (Danilo Quinto)
da Corrispondenza Romana

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