mercoledì 20 marzo 2013

RICEVO E PUBBLICO (SENZA CONDIVIDERE)




          BUON COMPLEANNO, ITALIA!

Ogni volta che sento parlar male dei giovani e delle giovani generazioni, ogni volta che ascolto le parole di chi sostiene che i ragazzi d’oggi sarebbero incapaci di rappresentanza politica, penso alla nascita della nostra Nazione. Sì, perché fu una generazione di giovani ribelli a fare l’Italia. Ventenni o anche meno, armati di nuovi sogni e vecchie armi. Carichi di speranza, pieni di entusiasmo, di rabbia e di amore. Come Goffredo Mameli, patriota fino all’osso. Giovani che inseguivano il sogno di un’Italia unita e che per realizzare quel sogno, hanno perso la vita. Lottando contro un esercito straniero decisamente più grande e più forte. Sono passati già, o forse appena, 152 anni da quel 17 marzo in cui Vittorio Emanuele II proclamò la nascita del Regno d’Italia. Non così, da un giorno all’altro, ma grazie al sangue versato da tanti giovani e grazie anche alla rivolta della popolazione siciliana che fece venire quella voglia d’Italia nel meridione, senza la quale non ci sarebbe stata alcuna Unità d’Italia e soprattutto alcuna Unità di Italiani. Nessuna data della storia tricolore, ha il sapore dell’unificazione come quella del 17 marzo. Nessuna. D’altronde la Nazione italiana è nata nel Risorgimento, non nella liberazione. Ed è per questo che occorre ricordare più di ogni altra cosa quelle date che hanno unito il Popolo italiano - seppur tra mille difficoltà e sacrifici - e non che lo hanno diviso e lacerato. Insomma, l’Identità della nostra Patria, la storia del nostro Popolo, i profumi ed i sapori della nostra Terra, i colori della nostra Bandiera e le note del nostro Inno, siano strumenti di formazione per conoscere e riconoscere un sentimento di appartenenza e di amor patrio. Per rispetto di chi ci ha lasciato il testimone di questa straordinaria Nazione e per amore nostro e dei nostri figli. È anche per loro, in fin dei conti, che Goffredo Mameli ha perso la vita. E allora, buon compleanno Italia!

Marco di Michele Marisi

 Goffredo Mameli (ammesso che sia stato lui a comporre l'inno) era uno spiantato. Hai scelto la strada del politicamente corretto, caro Marco: sai come la penso. Il sangue di cui tu parli è stato versato a causa degli eccidi perpetrati dai "liberatori". Ciao.

4 commenti:

  1. Carissimo Giacinto,

    Non si tratta del "politicamente corretto". Ritengo che questa ricorrenza vada festeggiata più di quella della liberazione. Così come ho riconosciuto il valore della rivolta siciliana e i sacrifici affrontati per unire l'Italia. Se non festeggiassi l'Unità d'Italia, giustificherei la Padania.

    Un abbraccio
    Marco

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  2. Caro Marco, va bene tutto. Ma non posso festeggiare quella data, coronamento di eccidi, spoliazioni, campi di concentramento, vessazioni. Il tutto, come sai, a danno del popolo meridionale. O il nostro senso di umanità è andato a farsi benedire?
    Un abbraccio
    Giacinto

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  3. Carissimo Giacinto,

    L'Unità d'Italia ha avuto un prezzo, certo. Ma a mio avviso quella data va celebrata anche per ricordare quello che accadde e dunque il sacrificio di uomini e donne. Oppure avresti preferito e preferisci un'Italia divisa?

    Un abbraccio
    Marco

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  4. Insomma, solo i briganti non volevano l'italia anche sulla loro terra...
    Tant'è che appena dopo l'unità, come se non fossero ancora bastati tutti quei sacrifici umani, ironia della sorte, proprio un abruzzese... (strano non vastese, visto che Vasto, fu la prima città del Regno Borbonico a definirsi Italiana) portò in parlamento la legge che trasformava la maggior parte degli attuali meridionali in briganti...
    "Fiore rubato" definisce la "nostra" terra Mimmo Cavallo in "quando saremo fratelli uniti"

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