A partire dagli anni cinquanta
del secolo scorso i centri costieri della regione Abruzzo hanno moltiplicato i
propri abitanti a danno dei paesi dell’interno un tempo fiorenti. Infatti i
centri costieri nel giro di qualche decennio hanno subito una espansione
demografica abnorme: le aree urbane, artigianali ed industriali si sono
sviluppate a macchia d’olio alterando il territorio: dove un tempo si estendeva
la campagna, le aree dunali e gli acquitrini costieri, oggi dominano
incontrastati il cemento dei palazzi ed
un groviglio inestricabile di strade.
Per far fronte alle enormi richieste dell’edilizia, nella parte
meridionale della nostra Regione, in particolare lungo le valli dei fiumi Aventino,
Sinello, Treste e Trigno, l’attività
estrattiva del gesso subì una forte accelerazione. Con gli anni furono aperte nuove
cave di calcare per la fornitura di calce, blocchi lapidei e breccia da
utilizzare per il calcestruzzo e nella pavimentazione di molte strade.
Attualmente l’attività estrattiva
attacca persino i fianchi dei grandi complessi montuosi: sulla Maiella una
cava deturpa anche l’ingresso delle Gole di Fara S. Martino.
Ma lo sviluppo dell’edilizia ha
avuto pesanti ripercussioni anche sul patrimonio floristico.
Nel territorio di Vasto per
esempio sono stati abbattuti migliaia di alberi di ulivo (nel secondo ottocento a
Vasto c’erano 27 frantoi!), sacrificati alla crescita edilizia
incontrollata.
I danni al fragile ecosistema
costiero sono incalcolabili: i botanici
parlano di 47 specie floristiche estinte in Abruzzo, la maggior parte di
queste specie è costituita da piante tipiche degli ambienti umidi, nonché delle
spiagge e territori litoranei. Associazioni ambientaliste e gruppi di botanici
volontari si sono da tempo attivati per una politica di tutela e salvaguardia
degli ultimi ambienti naturali costieri.
Nel corso di alcune ricerche sul
campo, pochi anni addietro, sono state rinvenute alcune specie ritenute
scomparse. In particolare a San Salvo
Marina, in un piccolo ambiente residuale a ridosso della spiaggia è stata individuata una rarissima orchidea
palustre (Orchis Palustris). Purtroppo dopo qualche mese dal ritrovamento
l’area fu utilizzata per la costruzione di un palazzo e di quella specie si è
persa ogni traccia.
Ma il ritrovamento più ghiotto dal punto
di vista naturalistico si è avuto qualche anno fa su un fosso di drenaggio
retrodunale a Vasto Marina con l’individuazione di due
rarissimi esempi di “Limonium
Narbonense”, pianta che si riteneva
estinta sul litorale abruzzese. La sopravvivenza di quelle piante ora è minacciata dalle canne e dalle tamerici,
nonchè dalle siepi di pitosforo, una
pianta esotica piantata nella zona e abbandonata. Anche se la minaccia maggiore
è rappresentata dalle ruspe che ogni anno spianano indisturbate una parte delle
dune.
Nell’Ottocento questo bel limonio cresceva anche all’interno della
regione, nelle aree con sorgenti salse, per esempio alle falde del Gran
Sasso. Progressivamente, nel corso di un
secolo, è purtroppo quasi del tutto scomparso, insieme a tante altre specie floristiche, a causa della distruzione ed il degrado ecosistemico della fascia
costiera.
NICOLANGELO D’ADAMO
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