martedì 16 aprile 2013

QUANDO A VASTO FU RINVENUTO IL “LIMONIUM NARBONENSE”




A partire dagli anni cinquanta del secolo scorso i centri costieri della regione Abruzzo hanno moltiplicato i propri abitanti a danno dei paesi dell’interno un tempo fiorenti. Infatti i centri costieri nel giro di qualche decennio hanno subito una espansione demografica abnorme: le aree urbane, artigianali ed industriali si sono sviluppate a macchia d’olio alterando il territorio: dove un tempo si estendeva la campagna, le aree dunali e gli acquitrini costieri, oggi dominano incontrastati il cemento dei palazzi  ed un groviglio inestricabile di strade.
Per far fronte alle enormi richieste dell’edilizia, nella parte meridionale della nostra Regione, in particolare lungo le valli dei fiumi Aventino, Sinello, Treste e Trigno,  l’attività estrattiva del gesso subì una forte accelerazione. Con gli anni furono aperte nuove cave di calcare per la fornitura di calce, blocchi lapidei e breccia da utilizzare per il calcestruzzo e nella pavimentazione di molte strade.
Attualmente l’attività estrattiva attacca persino i fianchi dei grandi complessi montuosi: sulla Maiella una cava deturpa anche l’ingresso delle Gole di Fara S. Martino.
Ma lo sviluppo dell’edilizia ha avuto pesanti ripercussioni anche sul patrimonio floristico.
Nel territorio di Vasto per esempio sono stati abbattuti migliaia di alberi di ulivo (nel secondo ottocento a Vasto c’erano 27 frantoi!), sacrificati alla crescita edilizia incontrollata.
I danni al fragile ecosistema costiero sono incalcolabili: i botanici parlano di 47 specie floristiche estinte in Abruzzo, la maggior parte di queste specie è costituita da piante tipiche degli ambienti umidi, nonché delle spiagge e territori litoranei. Associazioni ambientaliste e gruppi di botanici volontari si sono da tempo attivati per una politica di tutela e salvaguardia degli ultimi ambienti naturali costieri.
Nel corso di alcune ricerche sul campo, pochi anni addietro, sono state rinvenute alcune specie ritenute scomparse. In particolare a San Salvo Marina, in un piccolo ambiente residuale a ridosso della spiaggia è stata individuata una rarissima orchidea palustre (Orchis Palustris). Purtroppo dopo qualche mese dal ritrovamento l’area fu utilizzata per la costruzione di un palazzo e di quella specie si è persa ogni traccia.
Ma il ritrovamento più ghiotto dal punto di vista naturalistico si è avuto qualche anno fa su un fosso di drenaggio retrodunale  a  Vasto Marina con l’individuazione di  due rarissimi esempi diLimonium Narbonense”, pianta  che si riteneva estinta sul litorale abruzzese. La sopravvivenza di quelle piante ora è minacciata dalle canne e dalle tamerici, nonchè dalle siepi di pitosforo, una pianta esotica piantata nella zona e abbandonata. Anche se la minaccia maggiore è rappresentata dalle ruspe che ogni anno spianano indisturbate una parte delle dune.
Nell’Ottocento questo bel limonio cresceva anche all’interno della regione, nelle aree con sorgenti salse, per esempio alle falde del Gran Sasso. Progressivamente, nel corso di  un secolo, è purtroppo quasi del tutto scomparso, insieme a tante altre specie floristiche,  a causa della distruzione  ed il degrado ecosistemico della fascia costiera.

NICOLANGELO D’ADAMO


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