di Nicolangelo D'Adamo
1992: LE
GRANDI INCHIESTE DI “MANI PULITE”
L’ inverno
‘92/’93 fu memorabile. Raggiungeva infatti il suo apice l’inchiesta della Procura di Milano, che passerà alla
storia con il nome di “Mani Pulite”, sulla
corruzione politica in Italia.
Tutto era cominciato il 17
febbraio del 1992 con l’arresto, a Milano, dell’ing. Mario Chiesa, Presidente
del Pio Albergo Trivulzio e membro di primo piano del PSI milanese: il
“mariuolo”, come lo definì Craxi, era stato colto in flagrante mentre intascava
una tangente dall’imprenditore monzese Luca Magni: sette milioni di lire, il
cinquanta per cento di una tangente di quattordici, equivalente al 10% di un
appalto di 140 milioni.
Sotto interrogatorio Mario Chiesa
rivelò al Sostituto Procuratore Antonio Di Pietro il diffuso sistema di
tangenti imperante da tempo e di proporzioni maggiori di quanto si sospettasse.
Le indagini produssero
immediatamente un diffuso e vivo
malessere nell’opinione pubblica, al punto che nelle elezioni politiche del
successivo mese di aprile tutti i principali partiti registrarono vasti cali di
consenso, soprattutto la DC ed il PSI, ed un notevole aumento delle astensioni.
Dopo le elezioni furono arrestati
molti industriali e politici : l’inchiesta era un torrente in piena ed il pool
di Milano raggiunse in quei giorni una straordinaria popolarità, addirittura
l’80%, quella che solitamente viene chiamata la “Soglia dell’Eroe”.
I partiti politici tardarono a
capire l’ampiezza delle indagini, il devastante impatto sull’opinione pubblica,
e mal si organizzarono per sostenere il confronto con la magistratura milanese,
ma soprattutto non fecero nulla per dimostrare che erano pronti a cambiare.
Anzi: il 5 marzo 1993 l’allora
ministro della Giustizia Giovanni Conso fece approvare dal Governo Amato un
decreto legge di depenalizzazione dei finanziamenti illeciti ai partiti (subito
ribattezzato “colpo di spugna”). L’opinione pubblica insorse temendo
l’insabbiamento di tutte le inchieste e il Presidente della Repubblica O.L. Scalfaro
si rifiutò di controfirmare il decreto.
Di lì a poco, il 18 aprile
successivo, al referendum proposto da Mario Segni l’elettorato scelse in massa
il sistema maggioritario. Il governo Amato ne trasse le conseguenze: si dimise
dopo tre giorni ravvisando in quel risultato un segnale di sfiducia dell’opinione
pubblica.
- LA
SITUAZIONE POLITICA A VASTO : I
PROGETTI DI LISTE CIVICHE
In quel clima di profonda
sfiducia nei partiti e di grande disorientamento, a Vasto si cominciò a pensare
alle votazioni amministrative della primavera del 1993 come ad un appuntamento
molto delicato, ma da non perdere per provare a cambiare il quadro politico
cittadino che vedeva la DC al la guida della città ininterrottamente dalla fine
della seconda guerra mondiale, tranne la parentesi ‘67\’72 quando ad
amministrare la città si impose una anomala coalizione tra una lista civica, il
Faro, guidato da Silvio Ciccarone ed
il PCI, allora guidato da Mimì Laporese, una sorta di “compromesso storico” ante litteram.
A distanza di venti anni da
quelle vicende è opportuno ricordare, anche se sommariamente, i “passaggi” più
importanti di quella vicenda elettorale, le scelte politiche, i personaggi, la
generosa disponibilità, senza alcun calcolo di interesse personale, di tanti
che diedero vita, nel centrosinistra, ad un esperimento politico per tanti
versi anticipatore della successiva nascita dell’ “Ulivo” a livello nazionale
e, perché no, del Partito Democratico.
Infatti la lista civica che fu
presentata alle elezioni di giugno, “Insieme
per Vasto”, rappresentava una sintesi delle sensibilità culturali e
politiche, laiche, socialiste e cattoliche che negli anni a venire avrebbero
dato vita alla coalizione progressista
dell’Ulivo voluta da Romano Prodi ed in seguito alla nascita di un vero
partito.
-1-
Di questa finalità erano ben
consapevoli i protagonisti di quella scelta, al punto che nel presentare la
lista civica alla città ci tennero a sottolineare che: “ “Insieme per Vasto” (è) un punto di incontro tra culture, esperienze
e modi di pensare diversi, è uno schieramento progressista alternativo alla DC
e si propone come l’unica alternativa possibile, attualmente,
all’amministrazione della nostra città”.
Anche a destra si seguì l’esempio
del centrosinistra: il MSI non presentò una propria lista, ma preferì
anch’esso, dopo l’ufficializzazione della lista civica di centrosinistra, lo
strumento di una propria lista civica che chiamerà “Rinnovare”.
Anche in questo caso si tentò il
coinvolgimento di vasti settori della cosiddetta “società civile” per un
maggior coinvolgimento dell’elettorato.
Del resto l’obiettivo di quella
campagna elettorale, per la destra ed il centrosinistra, era la sconfitta della
Democrazia Cristiana: al partito di maggioranza si imputavano “l’aumento della
disoccupazione, il crollo delle presenze turistiche, l’abbandono del centro
storico, il traffico caotico, la mancanza di parcheggi ed isole verdi, l’aumento
del consumo della droga” e dei dirigenti di quel partito si disse, con severo
sarcasmo, di avere “una cristianità che si risolve nella partecipazione alle
processioni” (dal Programma Elettorale di “Insieme
per Vasto”).
La critica più severa veniva
fatta alla gestione “allegra” del bilancio comunale visto l’importo delle
bollette di ENEL e SIP che venivano pagate: solo nel primo bimestre del 1993
venne pagata una bolletta telefonica di 80 milioni e l’anno precedente, nel
1992, il comune di Vasto aveva pagato per spese telefoniche l’enorme somma di 295 milioni.
Perciò l’idea di una grande
coalizione “civica” in opposizione alla DC locale, tra l’altro in affanno,
apparve come una possibile via d’uscita,
percorribile da tutti i partiti d’opposizione, anch’essi in grave
difficoltà, a condizione che ciascuno, però, rinunciasse al proprio simbolo.
E questa rinuncia a nessun
esponente politico locale delle opposizioni apparve troppo dolorosa o
addirittura impossibile: si era disposti ad accantonare ogni principio
ideologico divisivo, come si direbbe oggi, per concentrarsi su un programma
amministrativo concreto di opere pubbliche e di rilancio dell’economia locale,
ma anche, come si scrisse allora con una certa enfasi, “per ridare la politica ai cittadini,
per permettere che essi possano riappropriarsi della loro città”.
- LA PRIMA
RIUNIONE PER LA FORMAZIONE DELLA LISTA CIVICA
Fu così che Gianfranco
Smargiassi, segretario del PLI, Nicola Di Laudo, segretario del PDS e
Nicolangelo D’Adamo, segretario del PSI si incontrarono a casa del comune amico
Alberto Piccolotti per discutere una prima ipotesi d’intesa. A quella riunione
parteciparono anche tre esponenti del MSI, ovvero Giuseppe Tagliente, Massimo
Desiati e Filippo Pietrocola, anche loro interessati ad una grande lista civica
per tentare di sconfiggere la Democrazia Cristiana allora retta da Antonio
Prospero e Pino Molino.
Il clima dell’incontro fu subito molto cordiale, né poteva essere
altrimenti tra persone che si conoscevano a memoria, alcuni già presenti in
Consiglio Comunale e nella veste di Consiglieri avevano già condiviso battaglie
comuni e sostenuto una netta opposizione alla maggioranza democristiana.
Da tutti fu segnalata l’irripetibilità di una
occasione del genere, ovvero la possibilità di dare alla città un’
amministrazione nuova non solo negli uomini, ma anche al riparo dalle
tradizionali ipoteche partitiche, in tutto in linea con quanto l’opinione
pubblica nazionale chiedeva per il governo del Paese. Insomma si ipotizzava una
sorta di grande coalizione: dal Movimento Sociale al Partito Democratico della
Sinistra con finalità e compiti meramente amministrativi, al netto di ogni
inevitabile e storica divisione
ideologica.
Il primo problema che si incontrò,
insormontabile e causa del successivo fallimento del tentativo, fu
l’individuazione del candidato sindaco che avrebbe dovuto guidare la
coalizione. Giuseppe Tagliente si mostrò disponibile a coinvolgere il MSI e
partecipare alla coalizione, ma precisò: “il candidato sindaco dovrò essere io!
Altrimenti il nostro elettorato non capirebbe”.
-2-
Questa la “condicio sine qua non” , avallata da Desiati e Pietrocola. La
risposta degli altri partiti non si fece attendere, chiara e definitiva: “il
candidato sindaco dovrà essere un esponente della “società civile”,altrimenti anche
il nostro elettorato non capirebbe e la stessa lista civica non sarebbe
credibile”, risposero i segretari degli altri partiti.
E su questo punto il progetto si arenò, senza
neppure riprendere la discussione sui temi programmatici più qualificanti che
già erano stati individuati con unanime condivisione.
La riunione finì con un reciproco
augurio, una stretta di mano e con l’esplicita ammissione che il MSI avrebbe
seguito un’altra strada.
- DUE LISTE
CIVICHE: “INSIEME PER VASTO” (CENTROSINISTRA), “RINNOVARE” (MSI-CENTRODESTRA).
Nei giorni successivi il PLI, il
PDS ed il PSI continuarono gli incontri con delegazioni allargate per
coinvolgere anche gli esponenti degli altri partiti presenti a Vasto, ovvero il
PSDI, il PRI ed i Verdi nel tentativo di arrivare alla formazione di una unica
lista civica, con la partecipazione, limitata, di esponenti dei partiti
tradizionali.
Ovviamente il ruolo di candidato
sindaco doveva essere riservato ad un esponente della “società civile”. Del
Comitato Promotore della Lista Civica entrarono presto a far parte anche
esponenti della “società civile”, ovvero persone lontane o comunque non schierate e tanto meno
tesserate con uno dei partiti del centrosinistra, ma sensibili e disponibili ad
amministrare la cosa pubblica.
Mi riferisco a personaggi come Ivan Aloè,
Alberto Piccolotti, Walter Longhi, Fabio Giangiacomo (poi segretario del PDS),
il compianto Antonio Di Santo ed altri che portarono nel Comitato nuove sensibilità, esigenze, aspettative che in
parte sfuggivano ai partiti e rappresentavano le principali ragioni di critica e progressiva separazione dei
partiti dal sentire comune (gli anni a venire si incaricheranno di accentuare
ancora di più quella separazione, fino ad assumere essa stessa una forma
partito).
Oltre alla scelta dei candidati e
al “peso” da dare nella lista alla presenza degli esponenti di partito e a quella degli esponenti della “società
civile” (molti chiedevano agli esponenti di partito di “fare un passo
indietro”), l’ideazione di un logo efficace, lo spazio da riservare alla
presenza femminile (si voleva allora che la rappresentanza di genere fosse
divisa al cinquanta per cento) e a tante altre scelte minori legate alla
specificità di una lista civica.
Il Comitato si impegnò ben presto
nella discussione sul programma elettorale e soprattutto cominciò a valutare
alcune ipotesi di candidatura per il delicato ruolo di sindaco designato,
naturalmente espressione della “società civile”.
La delicata scelta del candidato
sindaco occupò molto tempo. Intanto un gruppo di lavoro cominciò la stesura del
programma.
A febbraio fu annunciato che era
in formazione una lista civica che si sarebbe chiamata “Insieme per Vasto”.
Di lì a qualche giorno anche il
MSI annunciò che era in formazione una lista civica di “destra” che si sarebbe
chiamata “Rinnovare”.
5. UN PROGRAMMA CON TANTE
INTUIZIONI
A premessa del programma
elettorale di “Insieme per Vasto” troviamo una perentoria affermazione di
principio dal sapore vagamente “grillino”: “Nella nostra città, si legge, il
cittadino trova enormi difficoltà a rapportarsi con il Municipio, anche per le
cose più elementari come avere un’informazione. Tutto ciò non è casuale, ma
frutto di una precisa scelta politica che
ha trasformato il cittadino in cliente ed il diritto in favore: il Comune
ha senso solo se è dalla parte del cittadino”.
Il distacco dall’Amministrazione
precedente non poteva essere più netto.
-3-
Partendo da questa premessa, l’intero
testo del programma elettorale di “Insieme per Vasto” appare, ancor più oggi,
pervaso da una grande aspettativa di rinnovamento e di trasparenza (si
prometteva anche la “pubblicazione dei
patrimoni e dei redditi dei consiglieri” e, addirittura, di “affidare ad
associazioni di utenti, a collegi ed ordini professionali la costituzione di
osservatori sugli appalti e sul funzionamento dei servizi pubblici… (essi) potranno accedere agli atti
della P.A. e riferire al
Consiglio Comunale o alla Giunta,
secondo le rispettive competenze).
Inoltre si esplicita un genuino
bisogno di partecipazione popolare alle decisioni (a tale scopo si propongono i
“referendum consultivi” e i “comitati di quartiere e di frazione”) ed una
grande attenzione ai giovani fino a spingersi, magari un po’ velleitariamente,
ad auspicare la nascita di “Centri Sociali Autogestiti”.
Ma se, oltre agli “auspici”, si
rileggono oggi le singole proposte programmatiche, scopriamo una serie di
felici intuizioni che in parte si sono concretizzate negli anni successivi ed
altre aspettano di trovare attuazione perché, magari, di interesse
intercomunale o provinciale come la “valorizzazione delle aree dimesse dalle
FF.SS. (allora non si parlava ancora di “Parco della Costa Teatina”) e si
aspetta ancora un accordo programmatico.
Ci sembra opportuno, perciò,
segnalare alcune proposte più significative che hanno trovato realizzazione
negli anni a venire come: l’”Istituzione della Riserva di Punta Aderce”, le
“Piste Ciclabili”, il “Parcheggio Coperto di Via Foscolo”, il “Nuovo Piano
Regolatore Generale” (approvato dalla Giunta Tagliente e che meriterebbe una
vasta rivisitazione).
Molte altre proposte innovative
sono state invece abbandonate dalle amministrazioni successive o giacciono
desolatamente da anni negli armadi di qualche assessorato. Si pensi per esempio
all’irrisolto problema degli “Accessi al
Mare”, la ristrutturazione del “Mercato di S. Chiara”, la “Strada di
Collegamento S.Antonio Abate/Vasto Marina”, la “Sede Vastese dell’Archivio di
Stato e della Motorizzzione “.
Nessuna Amministrazione
successiva ha promosso “iniziative finalizzate a collegare il turismo della
costa a quello dell’interno attraverso la definizione di itinerari storici, archeologici,
paesaggistici, gastronomici e di folklore in modo da arricchire l’offerta
mare”.
La mancanza di risorse
finanziarie non consente oggi l’iscrizione al patrimonio comunale dell’intero
Palazzo d’Avalos e l’acquisto di Palazzo Palmieri, ma dalla proposta di
“Insieme per Vasto” sono passati venti
anni e forse poteva essere fatto qualche tentativo.
Né ha avuto seguito la proposta
di favorire la realizzazione di “Impianti di Pescicoltura”.
Va aggiunto che un terzo
“Palazzo” meriterebbe maggiore attenzione da parte degli Amministratori, un
“Palazzo” che ha fortemente segnato la storia di Vasto nell’Ottocento, come gli
altri due nell’Alto e Basso Medioevo.
Mi riferisco a “Palazzo
Ciccarone” in Corso Plebiscito!
Nella scelta toponomastica viene
riassunto l’evento a cui è legata quella
strada:
Il 21 Ottobre del 1860, lungo
quella strada, sotto Palazzo Ciccarone, si festeggiò la vittoria dei “si” al
Plebiscito che precedette di pochi mesi la proclamazione dell’Unità d’Italia.
In più occasioni ho proposto di trasformare quel Palazzo in un
“Museo del Risorgimento”, previa costituzione di una “Fondazione Ciccarone” con
una partecipazione comunale minoritaria
rispetto alla famiglia. Mi auguro di essere ascoltato.
- LA
COMPOSIZIONE DELLA LISTA CIVICA “INSIEME PER VASTO”
Abbiamo già accennato alla
costituzione di un comitato misto, esponenti dei partiti e “società civile”,
con il delicato compito di compilare la lista dei candidati.
A tale proposito si scelsero i
seguenti criteri:
- Ampio spazio ai candidati della “società civile”;
- almeno un terzo delle candidature riservato alle donne;
- uno spazio di riguardo ai candidati giovani.
-4-
La lista che sarà poi presentata
alla città rispetterà puntualmente quei criteri visto che agli esponenti di
partito più riconoscibili vennero assegnati solo un quinto dei posti
disponibili (6).
Nove furono le donne e dieci i
giovani tra cui quattro studenti universitari.
Viene pubblicata a parte l’intera
lista dei trenta candidati.
L’ansia di rinnovamento e la
voglia di presentarsi alla città in una veste quasi del tutto civica segnò
profondamente anche la campagna elettorale ed i comportamenti dei singoli
candidati, anche con alcune punte di ingenuità.
Persino il comizio dell’on.
Massimo D’Alema, voluto dal PDS, fu criticato all’interno del Movimento perché ”di
parte” e troppo… “caratterizzante”.
Niente di tutto questo nella
lista civica di centrodestra “Rinnovare”: Il capolista candidato sindaco era
Giuseppe Tagliente, a capo della sezione locale del MSI, e, con molto realismo,
molti candidati erano esponenti riconoscibili di quel partito.
- LA SCELTA
DEL CANDIDATO SINDACO
Molto tempo fu dedicato alla scelta
del candidato sindaco. Era infatti la prima volta che si sperimentava la nuova
legge elettorale, quella ancora oggi in vigore, che impone la candidatura di un
sindaco designato a cui vengono collegate le liste, o la lista, dei candidati consiglieri di quel partito o
quella coalizione.
Lo stesso programma elettorale
era ed è, ufficialmente, il “Programma del Sindaco”. All’elettore viene chiesto
di esprimere due voti: uno per il candidato sindaco ed uno per il candidato
consigliere prescelto. Se nessun candidato sindaco arrivasse al 50,1% si fa
ricorso al ballottaggio.
Nel 1993 il ballottaggio era già
fissato per il 20 giugno.
La legge elettorale non esclude
la possibilità del voto disgiunto, ovvero un voto al candidato sindaco di
centrosinistra ed un voto al candidato consigliere di centrodestra.
Questa possibilità potrebbe
causare una maggioranza anomala in Consiglio Comunale, quella che comunemente
si chiama “anatra zoppa”, ovvero, per esempio, un sindaco di centrosinistra ed
una maggioranza consigliare di centrodestra. La legge non prevede l’automatica
ripetizione del voto: se il sindaco eletto è capace di trovare una sua
maggioranza in Consiglio, teoricamente può restare in carica anche per l’intero
quinquennio, oppure si rivolta appena possibile.
Alla fine tutti convennero che un
buon candidato era il prof. Giovanni Aloè, per tutti Ivan, molto conosciuto in
città ed apprezzato docente di Lettere della locale Scuola Media “G.Rossetti”.
Si trattava infatti di un
professionista non schierato con alcun partito, ma con sensibilità e valori
riconducibili a quelli che animavano la nascente lista di “Insieme per Vasto”.
- LA CAMPAGNA
ELETTORALE ED UN IMPREVISTO:
LE LISTE DELLA DC E DI RC VENGONO
BOCCIATE
Il Comitato promotore della Lista
Civica “Insieme per Vasto” provvide
ad aprire, per il periodo della campagna elettorale, una propria sede operativa
nei locali di Palazzo Ruzzi (Politeama) su via XXIV Maggio. E questo sia per la
comodità e l’ampiezza di quei locali, sia
per evitare fraintesi e pettegolezzi in caso di uso delle sezioni di partito. Naturalmente
tutto era a carico del bilancio del Comitato, bilancio costituito da una
sottoscrizione cittadina.
La campagna elettorale si
preannunciava abbastanza arroventata: due liste civiche, di destra e di centrosinistra fortemente motivate e
decise a mandare all’opposizione la Democrazia Cristiana. Partito in notevole
difficoltà in quei giorni, ancora
traumatizzata dall’arresto dell’intera Giunta Salini il 29 settembre dell’anno
precedente, il 1992.
Una data che entrerà nella storia
della Regione Abruzzo per l’anomalia dell’evento, era la prima volta in Italia
che veniva arrestata un’intera Giunta Regionale, e per l’ampia risonanza
mediatica: anche il New York Times gli dedicò la prima pagina.
-5-
Il reato contestato alla Giunta
dal Sostituto Procuratore Fabrizio Tragnone (oggi defunto) era l’abuso
d’ufficio nell’assegnazione dei fondi europei dei Programmi POP (Programma
Operativo Plurifondo).
L’accusa cadde nel 1996 quando il
governo cancellò il reato d’abuso d’ufficio.
Tutti gli imputati furono assolti
in via definitiva in Cassazione tranne il Presidente Rocco Salini.
A Vasto quelle vicende avevano
fiaccato notevolmente la Democrazia Cristiana e provocato anche alcune
defezioni e rapporti tesi tra i leaders locali, ma nessuno poteva immaginare
che sbagliassero a presentare la lista, ovvero che commettessero errori tali da
convincere la CECI (la Commissione Elettorale Circoscrizionale) ad escludere
dalla competizione elettorale la lista della Democrazia Cristiana. Stessa sorte
ebbe la lista di Rifondazione Comunista per irregolarità formali
Dopo l’esclusione decisa della
Commissione Elettorale, naturalmente i dirigenti delle locali sezioni della DC
e di RC provarono a fare ricorso al TAR e dopo la sentenza negativa del
Tribunale Regionale si appellarono al Consiglio di Stato.
Ma il 29 maggio del 1993, a sette
giorni dal voto, anche quell’ultimo grado di giudizio amministrativo escludeva
in via definitiva la lista della Democrazia Cristiana, perché i suoi
rappresentanti avevano sostituito alcuni nomi di candidati dopo che la lista
era stata presentata alla Commissione Elettorale.
Stessa sorte per la lista di
Rifondazione Comunista per alcune insanabili irregolarità formali.
La leggerezza commessa dai
dirigenti locali della Democrazia Cristiana, oltre a provocare la prevedibile
reazione del Presidente del partito e ministro della Pubblica Istruzione Rosa
Russo Jervolino e dell’ex Ministro Remo Gaspari, allontanava dal partito tanti
simpatizzanti ma soprattutto liberava un grande serbatoio di voti che finì col
modificare radicalmente la campagna elettorale.
Il Comitato promotore di “Insieme per Vasto” non fu pronto a
cogliere la grande opportunità che gli veniva offerta e, mostrando anche una
certa ingenua sufficienza, non tentò, anzi respinse, qualsiasi forma di accordo
con pezzi dell’elettorato democristiano pur disponibile a sostenere la lista
civica di centrosinistra. Tanto radicato e diffuso era il bisogno di dimostrare
l’impermeabilità a qualsiasi forma di compromesso, ancorché palese e
politicamente motivato, che quelle decisioni furono spontanee e non frutto di
una discussione collegiale.
I dirigenti dell’altra lista
civica, Rinnovare, mostrarono, al
contrario, molto realismo politico.
Senza la Democrazia
Cristiana in campo la campagna
elettorale si trasformò in un referendum tra Giovanni Aloè e Giuseppe
Tagliente, rispettivamente candidati sindaco di Centrosinistra e Centrodestra.
L’assenza di Rifondazione Comunista ebbe un peso relativo e non favorì
alcun candidato: in tanti preferirono
l’astensione.
- RISULTATI
DELLA VOTAZIONE DEL 06 GIUGNO 1993
Quel 6 giugno di venti anni
addietro, domenica, era la prima volta che si votava un solo giorno e la
partecipazione al voto fu massiccia.
Iniziò subito lo spoglio ed intorno a mezzanotte fu chiaro il risultato a
favore della lista civica “Rinnovare”
i cui esponenti si riversarono in massa su Piazza Barbacani.
Il comitato elettorale di “Insieme per Vasto” aspettò i risultati
nella sede di via XXIV Maggio, affrontando anche qualche antipatica
provocazione.
I risultati definitivi furono i
seguenti:
1. Lista Civica “Rinnovare” voti
11.494 pari al 55,61%; Capolista:
Giuseppe Tagliente voti 11.773;
2. Lista Civica “Insieme per
Vasto” voti 9290, pari al 44,39%; capolista Giovanni Aloè voti 9.399.
Insieme a Giuseppe Tagliente,
eletto sindaco, entravano in Consiglio Comunale ben 18 Consiglieri della lista
“Rinnovare”, ovvero (tra parentesi i voti di preferenza): Massimo Desiati
(1016), Filippo Pietrocola (639), Lorenzo Russo (623), Nicola Carlesi (623),
Piergiorgio Savelli (616), Antonio Obino (504), Nicola Miscione (452),
Sebastiano Del Casale (409), Nicola Mastrovincenzo (362),
-6-
Donato Sabatini(312), Pio
Bucciarelli (310), Giovanni Scè /(295), Elisa Pastorelli (275), Mauro La
Verghetta (218), Ennio Barone (215), Antonio Menna (205), Idiano Tenaglia
(172).
All’opposizione andarono dodici
seggi, ovvero, oltre a Giovanni Aloè, candidato sindaco, il primo degli eletti
fu Nicola D’Adamo (585) poi Alberto Piccolotti (565), Michele Sonnini (469),
Eugenio D’Alberto (372), Antonio Di Santo (366), Pasquale Carlucci (362),
Giovanni Di Nocco (325), Walter Longhi (317), Carlo Aquilano (313), Giovanni
Smargiassi (303), Anita Campanella (298).
Il risultato clamoroso
dell’elezione a sindaco di Vasto di un esponente del Movimento Sociale,
complice anche l’imprevista e spettacolare esclusione della DC dalla competizione
elettorale, fu sottolineato anche dalla folla che assistette al giuramento del
neosindaco nell’aula Consiliare.
Iniziava un altro percorso per
gli eletti di “Insieme per Vasto”, nel ruolo di minoranza in Consiglio Comunale
per costruire una possibile rivincita alla fine di quel quinquennio.
I fatti successivi si
incaricheranno, però, di smentire
questa previsione temporale.
Una sentenza del TAR, a seguito
di un ricorso presentato da Rifondazione Comunista, manderà tutti a casa già a
Natale del primo anno di sindacatura e tutto ricominciava da capo.
- NUOVE
VOTAZIONI: NASCITA DELLA LISTA
“PATTO SEGNI\INSIEME PER VASTO”
Rifondazione Comunista, o meglio il
Segretario Daniele Menna, che non aveva accettato la sentenza del Consiglio di
Stato che lo aveva escluso dalle
votazioni del 6 giugno ’93, non perse tempo a presentare un circostanziato
ricorso al TAR per alcune irregolarità della lista Civica “Rinnovare”, a cominciare dal simbolo che riproduceva l’immagine di
S. Michele, Patrono della città, ricorso teso a far ripetere le elezioni del
giugno precedente.
Pur tra lo scetticismo generale,
il ricorso fu accolto il 5 novembre di quell’anno e le elezioni furono
annullate: bisognava, da subito, prepararsi ad una nuova tornata elettorale.
Lo scioglimento del Consiglio
Comunale, in seguito al ricorso presentato da Rifondazione Comunista, e la necessità di riorganizzarsi per
preparare una nuova lista ed impostare la successiva campagna elettorale, ma
anche il bisogno di seguire le vicende amministrative ormai affidate ad un
Commissario prefettizio, incarico ricoperto dal funzionario del Ministero
dell’Interno dott. Eligio Cammarota, colsero impreparato il movimento “Insieme per Vasto”. I partiti che ne avevano favorito la nascita
cominciarono a riappropriarsi dei loro spazi e soprattutto si mise in discussione il ruolo dell’ex
gruppo Consiliare, a cominciare dal candidato Sindaco Giovanni Aloè.
Dopo interminabili discussioni e
sterili confronti si arrivò alla rottura e gli esponenti del PDS, d’accordo con
Rifondazione Comunista, decisero di presentare una propria lista, chiamata
semplicemente “Progressisti”,
ancorché collegata allo stesso candidato sindaco della lista di “Insieme per Vasto”.
Proprio sulla scelta del
candidato sindaco fu chiara a tutti la diversità di interessi tra la sinistra e
quel che rimaneva di “Insieme per Vasto”.
Molta fu la freddezza del PDS e di RC per una ricandidatura di Giovanni Aloè, al quale, che pur non aveva
demeritato nell’elezione del 6 giugno precedente, si preferiva il dott.
Giuseppe Listorto, ottimo medico e stimato professionista, ma anche avulso
dalla realtà vastese.
Il movimento civico “Insieme
per Vasto”, indebolito dalla defezione della sinistra, mortificato dalla
messa in discussione del suo Leader, registrò anche importanti defezioni e finì
con l’accettare l’abbraccio con il neonato “Patto
Segni”, un movimento politico nato dopo la grande vittoria
referendaria di Mario Segni per la
scelta del maggioritario, presentando una lista congiunta, ovviamente con un nuovo logo.
La scelta del candidato sindaco
premiò Giuseppe Listorto e Giovanni Aloè, con indubbia generosità, accettò
ugualmente di candidarsi, risultando poi il primo degli eletti.
-7-
Finiva così, molto mestamente,
una bella esperienza politica che si pensava fosse nata tra tanti slanci ideali
e robusti propositi di rinnovamento. Ma, molto più probabilmente, fu
l’emergenza del momento, il disorientamento a seguito delle inchieste di “Mani
Pulite”, la voglia di apparire diversi e aperti: i partiti verso la “società civile” e questa verso i partiti
“riformati”, a far da collante agli inizi, quando il movimento si formò. Poi
molti preferirono riprendere le vecchie strade e le vecchie abitudini, magari
con nomi nuovi e vesti nuove.
- LE VOTAZIONI
DEL 20 NOVEMBRE 1994
All’appuntamento elettorale del
20 novembre 1994 furono presentate sei liste: “Rinnovare” e “Forza
Italia-Ccd” con candidato sindaco Giuseppe Tagliente; “Patto Segni \ Insieme per Vasto” e “Progressisti” con candidato Sindaco Giuseppe Listorto, “Partito Popolare” con candidato sindaco
Carlo Perrozzi e la “Diga Priapea”
con candidato sindaco Antonio di Falco. Quest’ultima lista, già nel nome,
anticipò molti temi cari a Grillo e condusse
l’intera campagna elettorale senza sconti per nessuno, con molta durezza ed asprezze linguistiche. Ma evidentemente
era troppo in anticipo e i tempi non erano maturi. A quella lista andarono solo
448 voti di preferenza, pari al 2,41%, non raggiunse il “quorum” e quindi
nessun eletto.
I risultati elettorali
premiarono, come era ampiamente previsto, la coalizione di centro destra e
Giuseppe Tagliente fu rieletto sindaco con un’alta percentuale di voti, pari al
58,46%.
La lista civica “Rinnovare”, candidato Sindaco Giuseppe
Tagliente, ebbe 8.300 voti, pari al 38,6% confermandosi di gran lunga il primo
partito della città. La lista “Forza
Italia\Ccd”, collegata al candidato
sindaco Giuseppe Tagliente, riportò 3.118 voti, pari al 14,5 % . Patto
Segni \ Insieme per Vasto, candidato sindaco Giuseppe Listorto, ebbe 2641
voti pari al 12,3%; Progressisti, candidato
sindaco Giuseppe Listorto, voti 4036, pari al 18,7%. Partito Popolare, candidato sindaco Carlo Perrozzi, voti 2983 pari al 13,8 % dei consensi. Diga Priapea, candidato sindaco Angelo
Di Falco,
voti 448 pari a 2,41 % dei consensi.
La composizione del Consiglio
Comunale, che prevedeva l’assegnazione di 18 consiglieri alla maggioranza e 12
alla minoranza, penalizzò ovviamente la lista civica “Insieme per Vasto” che
pur presentandosi con il “Patto Segni”
portava in Consiglio solo tre consiglieri, di cui solo due di provenienza “Insieme per Vasto”, ovvero Ivan Aloè (387 voti) e Antonio Nocciolino (244), mentre il
terzo consigliere eletto, Mario Olivieri (200), era di provenienza Patto Segni.
Il Consiglio Comunale risultò
così composto:
Maggioranza: Lista civica “Rinnovare”, Nazario Augelli, Pio
Bucciarelli, Nicola Carlesi, Dario Ciancaglini, Massimo Desiati, Nicola Fariello,
Nicola Mastrovincenzo, Antonio Obino, Filippo Pietrocola, Lorenzo Russo,
Piergiorgio Savelli, Roberto Suriani, Giovanni Scè.
Lista Forza Italia-Ccd: Armando Scopelliti, Giovanni Bolognese, Vincenzo
Ottaviano, Rosanna Porcelli, Davide Silano.
Minoranze: Progressisti, Giuseppe Listorto (candidato sindaco: voti 6601, pari
31% dei consensi), Domenico Generoso (192), Enzo Giattini (189), Miche Massone
(268), Michele Sonnini (306).
Patto Segni \ Insieme per Vasto: tre eletti di sopra menzionati.
Partito Popolare: Carlo Perrozzi (candidato sindaco voti 2983 pari
al 13,8 %), Nicola Del Prete (321), Leone Di Marco (292), Michele Notarangelo
(217).
Durante la sindacatura le due
liste di centrosinistra riuscirono comunque a condurre una opposizione
condivisa, ma la sorte del movimento civico “Insieme per Vasto” era segnata.
Progressivamente alcuni rientrarono nei
partiti di provenienza o iniziarono una nuova militanza partitica, altri abbandonarono
l’impegno politico.
Si annunciava ormai la nascita
dell’”Ulivo” di Romano Prodi. Un nuovo soggetto politico che conteneva istanze
ed idealità molto vicine o addirittura identiche a quelle che erano state alla
base della nascita del movimento civico
vastese, pertanto, almeno idealmente, ne continuava l’esistenza.
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