Forse per pudore o per mera scelta di
gusto, nell’introdurre il suo recente intervento sul Cimitero di Vasto con una
citazione tratta dal Satyricon di Petronio, l’amico Luigi Murolo ha preferito
non andare oltre la ferma richiesta di Trimalchione: “HOC MONUMENTUM HEREDEM
NON SEQUATUR”. Le parole che egli aggiunge proseguendo nel discorso che
tiene per i suoi commensali, ricco di luoghi comuni e di un sano senso pratico
tipico dell’uomo che si è fatto da sé, ci consentono di constatare che le
preoccupazioni dei vivi ed i problemi gravitanti attorno alla “tomba” duemila
anni fa, oggi, nella sostanza, non sono cambiati affatto:
“HOC
MONUMENTUM HEREDEM NON SEQUATUR. Ceterum erit mihi curae,
ut testamento caveam ne mortuus iniuriam accipiam. Praeponam enim unum ex
libertis sepulchro meo custodiae causa, ne in monumentum meum populus cacatum
currat.”.
“QUESTA TOMBA NON PASSI AGLI EREDI.
Inoltre, sarà mia cura assicurarmi, tramite testamento, che nessuno mi rechi
offesa da morto. Infatti, disporrò che a guardia del sepolcro ci sia sempre uno
dei miei liberti, per evitare che la gente vada a cacarci sopra”.
Quello che i Trimalchioni di duemila anni
fa non avevano la capacità di prevedere nella loro pratica, ma ingenua e
ridotta visione del tempo e della storia, è che della stragrande maggioranza
dei loro monumenta oggi non esiste traccia. Oppure, esiste ancora il monumentum
- come il misero rudere in via di sgretolamento in via Bosco o la ben più salda
struttura cristianizzata con l’intitolazione alla Madonna del Soccorso lungo
via Ciccarone - ma non il nome del proprietario. Lo stesso sta accadendo per le
tombe storiche del Cimitero di Vasto, alcune delle quali sono state persino
smembrate, asportate, coperte da altre tombe o distrutte, come hanno potuto
verificare di persona le decine di partecipanti all’interessante e piacevole
visita guidata che il 29 ottobre il prof. Luigi Murolo ha animato alla scoperta
delle “Tombe Storiche di Vasto”.
Quello che personalmente posso affermare, permettendomi
anche di interpretare il pensiero maturato in coloro che hanno partecipato alla
recente e dotta visita-conversazione, è che le tombe storiche appartengono di
diritto e senza alcun dubbio a quel patrimonio culturale che forma l’identità
di una comunità. E’ per questo motivo che la denuncia e l’appello del prof.
Murolo vanno condivisi, elevandoli, se possibile, ad un grado superiore a
quello dell’indignazione: la sezione di Italia Nostra del Vastese, accogliendo
le parole sdegnate e talora disperate del prof. Murolo, si impegna a mettere in
atto tutte le azioni utili alla tutela ed alla diffusione delle conoscenze
delle testimonianze storiche ed artistiche presenti nel Cimitero di Vasto,
collaborare col Comune, che senz’altro non potrà non accogliere le nostre
richieste “di civiltà”, che sono poi, nella sostanza, quelle del prof. Murolo.
Mi
piace concludere con una delle suggestioni personali evocate dalla visita
guidata del 29 ottobre e che, guarda caso, ha a che fare proprio col discorso
che l’arricchito Trimalchione fa ai suoi
commensali sulla morte in generale e sul suo monumentum. Si trova
qualche rigo di testo dopo la citazione riportata sopra: Trimalchione descrive
analiticamente al suo amico scultore Abinna come vuole che questi esegua la
decorazione della sua tomba e tra le tante cose pretende la raffigurazione di
un horologium. E’ molto più probabile che Trimalchione intendesse un
orologio a meridiana piuttosto che una clessidra ad acqua. Si trattava, ad ogni
modo, di uno strumento usato per misurare il tempo, come quella clessidra
scolpita sulla lapide funeraria di Domenico del Torto (1803-1865), allocata nel
famedio di Mezzogiorno. Sarà anche un simbolo massonico, ma la vista
della clessidra a me, personalmente, ha richiamato alla mente Trimalchione e la
sua paura del tempo che scorre come l’acqua o la sabbia all’interno dello
strumento misuratore.
Il
cimitero è il luogo delle suggestioni per antonomasia, ma le tombe storiche
vanno al di là dell’ovvio “Vagar… su l’orme che vanno al nulla eterno” o che
conducono all’Eterno, perché – in virtù di quel repertorio sterminato di
citazioni colte scritte e/o scolpite, riferimenti letterari, allusioni
filosofico-teologiche di cui sono ancora portatrici - arricchiscono
smisuratamente le possibilità evocative in rapporto alla cultura, alla
sensibilità ed alle conoscenze del viator e di qualche raro parente che
ancora intrattiene col defunto “storico” una “celeste …corrispondenza d’amorosi
sensi”.
Davide Aquilano
Presidente della Sezione di Italia Nostra del Vastese
Davide Aquilano
Presidente della Sezione di Italia Nostra del Vastese
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