In
fila davanti al bancone del pane
Capita sempre. Sei in
fila, col numerino in mano, quel cacchio di numero che non arriva mai, quel
numero che ti separa dalla via d’uscita, dalla “uscita di sicurezza” (Silone),
passando attraverso le forche caudine delle casse, dove ti attende un’altra
sequela di intime imprecazioni. Mentre ti sforzi di pre-gustare il momento in
cui sarai fuori dall’orgia dei carrelli che cercano di farsi largo nel reparto
detersivi, degli altoparlanti che ti rimbambiscono con una musica idiota
diffusa a tutto volume, ecco che quel numero si avvicina. È fatta, ormai.
Ripassi a mente, casomai dovessi sbagliare, la frase che devi dire alla
commessa di lì a breve: “mezzo chilo Cupello casareccio”. Ma ecco l’inghippo,
ecco che prende corpo il rompicoglioni di turno, quello che ti fa dire al Cielo
“quali colpe ho per meritare questo?”.
In un travaso di bile istantaneo e doloroso, la scena si consuma
imprevista, al di fuori di qualsivoglia logica fin qui sperimentata dal
consorzio umano, perlomeno da quando il Padreterno mandò sulla terra il
diluvio, vera epopea mondiale, medicamento sublime ma perfettibile (col dovuto
rispetto) in quanto non riuscì a sradicare la mala pianta del ropicoglionismo.
Il rompicoglioni, dunque, dal quale ti divide un solo numero, un misero numero,
ti tiene in ostaggio, te e tutti quelli che hanno un numero di prenotazione
successivo al tuo. L’approccio da parte del massacratore di anime è mellifluo,
all’apparenza educato, ineccepibile, quasi signorile. “Signorina, per favore,
due chili di Altamura” è la richiesta del rompicoglioni. Capito? C’è anche
l’inciso “per favore”. Finisce qui? No. Ora, le pagnotte tipo Altamura non sono
certo fatte con lo stampino, come se si trattasse della Panda di Pomigliano, ma
sono comunque eguali le une alle altre, tolte le piccole differenze che
esaltano la fattura artigianale del prodotto. Ecco, il Nostro pretende di
distinguere tra pagnotta e pagnotta, secondo parametri noti a lui solo:
“Signorina – è il suo dire untuoso – non quella, quella di sotto…no, mi faccia
vedere quella”. Insomma, il rompicoglioni (altrimenti non sarebbe tale) vede
differenze dove differenze non sussistono: alla fine sceglie la pagnotta, non
si sa in riferimento a quali canoni, con l’aria soddisfatta di chi ha operato
una scelta oculata. Intanto, la famosa signorina (ma perché “signorina” se
magari si è sposata già tre o quattro volte?) chiama con voce ferma il tuo
numero. Come in una recita scolastica non perfettamente riuscita, non ricordi
più la frase che pure tenevi a mente fino a qualche minuto prima.
Giacinto Zappacosta
(riproduzione vietata)
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