lunedì 3 febbraio 2014

CAMBIARE L'ABRUZZO

L’assemblea regionale di Sinistra Ecologia e Libertà ritiene indispensabile la ricostruzione di un rinnovato centro sinistra forte e coeso per vincere le prossime elezioni regionali e cambiare l’Abruzzo.
A tal fine è fondamentale costruire un’alleanza basata innanzitutto su un programma chiaro ed innovativo, che si distingua dall’esperienza di mal governo del centro-destra.
Ad oggi riteniamo del tutto carente il profilo che sembra emergere della proposta di alleanza del PD. Una proposta dai confini non chiaramente definiti, con troppi nodi programmatici ancora da sciogliere e dalla labile cornice etico-morale.
Innanzitutto definire qual è il campo dell’alleanza. Il nostro campo è chiaro: il centrosinistra, quello che già governa nel comune capoluogo di regione, con la sua forza progressista e riformatrice per combattere le diseguaglianze e promuovere la cura dei cittadini e del territorio. Qualsiasi allargamento della coalizione non può che partire da qui. Siamo favorevoli ad una coalizione aperta alla società civile, ma siamo indisponibili alle proliferazioni di liste civiche se utili solo a mascherare operazioni di trasformismo e di ricollocazioni di ceto politico. L’esplosione del numero di eventuali liste civiche e i tentativi di trasformismo politico, se non frenati, limitati e ricondotti all’interno di una coalizione che si definisce progressista, snaturerebbero il senso stesso della coalizione.
Altro punto i nodi programmatici. In Abruzzo, come in altre realtà, la ricostituzione del centrosinistra passa attraverso la definizione precisa del profilo di innovazione, basato su un programma di reale cambiamento. L’Abruzzo per noi è la trama che si realizza tra i bacini fluviali, la costa, le aree urbane, industriali e manufatturiere, i piccoli borghi, la zona collinare e la zona montuosa: un unico territorio, in buona parte protetto da parchi nazionali, regionali e riserve, che deve aver una prospettiva comune di crescita. Il futuro dell’Abruzzo deve, quindi, per noi, passare dalla definizione di un nuovo modello unico di sviluppo in grado di valorizzare sinergicamente le peculiarità di centri urbani e aree interne.
La prima questione che si impone è la ricostruzione de L’Aquila che deve diventare anche occasione di una ricostruzione economica, occupazionale e sociale. Per cogliere questa opportunità è necessario che la ricostruzione sia affidata alle cittadine e ai cittadini, nonché alle autonomie locali del territorio, con il pieno coinvolgimento della Regione e del Governo nazionale, essendo la questione di rilevanza molto più che locale.
La seconda è la riqualificazione del Sistema Sanitario Regionale, con la garanzia di un’assistenza territoriale efficace e con un ruolo solo complementare della sanità privata. Inoltre non riteniamo più rinviabile un piano adeguato e concreto di integrazione socio-sanitaria.
Altro tema fondamentale per il centro-sinistra è quello del lavoro, in particolar modo giovanile e femminile. L’uscita dalla crisi di sistema che viviamo verso una società più equa deve essere l’assillo della nuova classe dirigente. Servono scelte forti e non timidi tentativi di correzione: solo rimettendo al centro il tema del lavoro e dei diritti e contrastando le diseguaglianze si può pensare di salvare gli abruzzesi, prima ancora dell’Abruzzo.
La riconversione ecologica, elemento centrale per lo sviluppo dell'economia, deve partire dal rispetto del territorio con politiche di consumo 0 del suolo, di rifiuti 0 e di salvaguardia del paesaggio e della salute della collettività. In questa ottica è fondamentale la realizzazione del Parco Nazionale della Costa Teatina, la bonifica della megadiscarica di Bussi, il rispetto dell’esito referendario sulla pubblicizzazione dell’acqua e il NO secco ed irremovibile ad ogni ipotesi di petrolizzazione delle nostre coste nel rispetto e nel rilancio dell'idea di Abruzzo regione verde d'Europa.
Inoltre, la questione morale. Bisogna rimettere al centro della politica la questione morale, che non si esaurisce nelle vicende giudiziarie, ma mette in discussione l’occupazione da parte dei partiti di enti e aziende pubbliche, spesso in chiave clientelare e di potere, come profeticamente sosteneva Berlinguer tanti anni fa. Le vicende delle aziende acquedottistiche, dei parchi, dei rifiuti, dei trasporti, della sanità e l’elenco potrebbe continuare, sono una testimonianza dolorosa e inaccettabile. Nella stessa direzione vanno selezionate le candidature, come previsto dal Codice Etico definito a livello nazionale e regionale. Occorre la massima trasparenza e nello stesso tempo il rispetto delle garanzie costituzionali di persone eventualmente indagate, escludendo dalle candidature chi ha avuto condanne penali, anche di primo grado, e chi è al rinvio a giudizio della magistratura per reati connessi a funzioni pubbliche.
Infine, ma non per ultime, le vicende nazionali. Nella stessa direzione, se non peggio, vanno le ultime vicende nazionali. Il governo delle larghe intese prima, e delle piccole intese poi, ha fatto piazza pulita della coalizione Italia Bene Comune, deludendo le speranze di rinnovamento e cambiamento radicale espresse da milioni di italiani.
La proposta di legge elettorale, che concede da un lato generosi premi di maggioranza e dall’altro sbarramenti “turchi” per cui le forze politiche che raccolgono 6 milioni di voto non avrebbero in parlamento neanche il diritto di tribuna, si concentra solo sull’accordo Renzi/Berlusconi e sul bipartitismo PD-PDL, continuando così a logorare e lacerare le prospettive di un futuro centrosinistra.
Solo se verranno comunemente chiariti i contenuti, i confini e le modalità dell’alleanza, SEL sarà nelle condizioni di definire il percorso migliore che ci porterà all’individuazione del candidato presidente della Regione nel solco di un rinnovato centrosinistra.
In quest’ottica SEL farà la sua parte di forza politica, seria e responsabile. 


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