L’ho scritto e detto
tante volte, e purtroppo sono costretto a ripetermi. Ne farei volentieri a
meno, ma non è colpa mia se i fatti, i comportamenti, si ripetono senza tregua,
nello stillicidio quotidiano e paludoso di una macchina burocratica giunta a
due passi dall’entropia. Quello che impressiona, anche un osservatore
disattento, è la mancata percezione del disvalore. La storia del portavoce del
sindaco di Vasto appare ictu oculi, figuriamoci ad un attento esame, qual è
quello dispiegato da Massimo Desiati, come l’ennesimo pasticcio nel quale è
andato ad infilarsi il primo cittadino. È una situazione indifendibile e
indecente, che Lapenna, a questo punto, avrebbe tutto l’interesse a sanare. Nell’unico
modo possibile (il codice civile gliene dà ampia facoltà), cioè mandando a casa
il portavoce. Ne guadagnerebbero la credibilità, già gravemente compromessa, e
il buon nome di un’amministrazione che fa acqua (o vino, se si vuole) da
tutte le parti. Purtroppo il sindaco preferisce, come suo costume di politico
navigato, nascondersi dietro le carte e le fumose risposte di stampo
savoiardo-burocratico, non accorgendosi però che la Segretaria generale del
Comune gli ha lasciato in mano il cerino acceso. Notevole, in effetti, quello
che il funzionario scrive al buon Luciano: “…le cui valutazioni non possono che
essere rimesse al vaglio della S.V., in ragione del rapporto fiduciario che La
lega al professionista incaricato”. Leggasi: hai voluto la bicicletta, adesso
arrangiati. Ma Lapenna andrà avanti, possiamo esserne certi, come se nulla
fosse. In attesa dell’ennesimo pasticcio.
Giacinto Zappacosta
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