martedì 3 giugno 2014

PARTITA SOSPESA


Tanto tempo fa, ma non troppo, quando noi vecchi Vastesi di oggi portavamo i calzoni corti, e a scuola indossavamo rigorosamente e orgogliosamente il grembiule, una partitella a pallone sul lungomare (che non era stato ancora ribattezzato “l’aeroporto”) venne interrotta dall’intervento di un Maresciallo dei Carabinieri. L’approccio dell’Ufficiale dell’Arma fu benevolo e deciso al tempo stesso. Abbassò il finestrino della “Gazzella” e ci fece questo discorso: “Sapete quanto spende il Comune per mantenere questo lungomare?”. Mio cugino, il più grandicello fra di noi, pallone sotto il braccio, a mo’ di cocomero appena comprato al mercato di Santa Maria, proferì quello che avevamo capito immantinente, appena quel finestrino si abbassò: “Ce ne dobbiamo andare?”. La domanda, retorica, suonava come un assenso incondizionato, e vorrei dire spontaneo e condiviso, alla cortese richiesta del Maresciallo. Quel giorno, e anche in quelli successivi, non giocammo più sul lungomare, neanche quando divenne, nella toponomastica locale, “l’aeroporto”. Così eravamo e così non siamo più. Quel tessuto sociale, quei sentimenti, quei valori sono stati consegnati alla storia. Provate a immaginare la scena adesso, nell’anno di grazia 2014: il Maresciallo sarebbe sbeffeggiato dai ragazzini di turno, che magari, per ripicca, col favore delle tenebre, prenderebbero a sassate i lampioni. Ma si può? Che cavolo è successo a questa città? Possibile che i vandali debbano distruggere fiori appena piantati e pista ciclabile nuova di zecca? E i genitori che fanno? Hanno abdicato al loro ruolo di educatori? Gli uni, i figli, e gli altri, gli adulti, impantanati senza rimedio nelle sabbie mobili della società liquida, il cui esito immediato, palpabile nella cronaca di Vasto e di altri luoghi, è appunto il luddismo ai danni di aiuole e piste ciclabili. L’esito finale deve essere ancora scritto.

Giacinto Zappacosta 

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