Quando l’Arci litiga con la lingua italiana
La punteggiatura è
andata a farsi benedire. Semplicemente Salvatorelli non ne ha contezza. Il massimo
rappresentante dell’Arci, però, con la sua uscita sdrucciolevole, ha avuto un
merito, quello di rendere palese che certe associazioni, radicate nel
territorio, ma a digiuno di ortografia e sintassi, hanno un rapporto perverso
con la cultura. Il lettore si armi di coraggio e di pillole anti-vomito e si
incammini da solo nel campo minato, quel periodare che grida vendetta al
cospetto di padre Dante, oltre che di Dio. Ce n’è per tutti i disgusti, e per
davvero si fa fatica ad elencare tutte le mostruosità contenute nell’elzeviro. Soprattutto
quando l’estensore parla di professionalità, sì proprio di professionalità. Ecco
l’empito: “… ma lasci stare la professionalità dell’Arci di Vasto perché c’è ne
a iosa … e a ricaduta le stesse competenza c’è le hanno i miei collaboratori”.
Scritto proprio così. Un bambino della seconda elementare non farà fatica a
trovare i macroscopici orrori contenuti nel testo. Questi signori si occupano
di cultura e di promozione culturale. A spese nostre.
Giacinto Zappacosta
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