Sarà un pessimo sindaco, ed in
effetti lo è, ma è un politico scaltro, furbo, un funzionario di partito
vecchio stampo, un comunista in pectore. Si lamenta il Lapenna e piange.
Protesta di essere vittima di “una campagna di odio e di disprezzo che ha
superato la civile convivenza e il legittimo dibattito politico”. L’importante,
nella visione lapenniana, non è governare la Città ed aggredire i problemi che
l’attanagliano. No, l’importante è galleggiare, rimanere incollati alla
poltrona, guadagnare tempo e consensi attraverso la tecnica collaudata delle
cordate fiancheggiatrici (viene in mente l’Arci), destinatarie di generose
elargizioni pubbliche, e i mille altri sistemi che fanno invidia alla peggiore
politica democristiana dei bei tempi che furono. Lo sto dicendo da quasi dieci
anni: Vasto avrebbe bisogno di idealità, in estremo subordine di idee. Per la
mia generazione e per quella che mi precede, l’aver vissuto l’esaltante
stagione della lista civica Il Faro, capeggiata dall’indimenticabile Silvio Ciccarone,
“don” Silvio, come lo ricordiamo tuttora nei dialoghi inter amicos, stagione
ricca di speranze, ma anche di cose concrete, rende invivibile lo stato
attuale. Vedo l’affermarsi di una politica che non mi piace, la politica come
carrierismo e sistemazione per sé e famiglia. Lapenna, che patrocinava a pro
della Cgil senza aver mai conseguito l’abilitazione all’esercizio della
professione forense, abbina ora l’incarico di sindaco e quello, parimenti
remunerato, di presidente regionale dell’Anci. Il viatico verso nuove avventure
è assicurato. E intanto la Città soffre, mentre i problemi incancreniscono. Di
più, stupiscono le uscite lapenniane e il falso sbigottimento che aleggia attorno ai
suoi discorsi provinciali e senza senso, come nel celeberrimo empito “vuol dire
che la moglie del sindaco deve fare la casalinga”. Se il buon Luciano, ho già
scritto anche questo e sono costretto a ripetermi, non capisce che i rapporti
professionali intrattenuti dalla consorte sconsigliano una di lei partecipazione,
fosse anche marginale, al concorso cinematografico, ebbene non posso farglielo
capire io. Però i Vastesi, che non sono stupidi, hanno capito.
Giacinto Zappacosta
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