lunedì 5 gennaio 2015

I ROMPICOGLIONI



In fila davanti al bancone del pane

Capita sempre. Sei in fila, col numerino in mano, quel cacchio di numero che non arriva mai, quel numero che ti separa dalla via d’uscita, dalla “uscita di sicurezza” (Silone), passando attraverso le forche caudine delle casse, dove ti attende un’altra sequela di intime imprecazioni. Mentre ti sforzi di pre-gustare il momento in cui sarai fuori dall’orgia dei carrelli che cercano di farsi largo nel reparto detersivi, degli altoparlanti che ti rimbambiscono con una musica idiota diffusa a tutto volume, ecco che quel numero si avvicina. È fatta, ormai. Ripassi a mente, casomai dovessi sbagliare, la frase che devi dire alla commessa di lì a breve: “mezzo chilo Cupello casareccio”. Ma ecco l’inghippo, ecco che prende corpo il rompicoglioni di turno, quello che ti fa dire al Cielo “quali colpe ho per meritare questo?”.  In un travaso di bile istantaneo e doloroso, la scena si consuma imprevista, al di fuori di qualsivoglia logica fin qui sperimentata dal consorzio umano, perlomeno da quando il Padreterno mandò sulla terra il diluvio, vera epopea mondiale, medicamento sublime ma perfettibile (col dovuto rispetto) in quanto non riuscì a sradicare la mala pianta del ropicoglionismo. Il rompicoglioni, dunque, dal quale ti divide un solo numero, un misero numero, ti tiene in ostaggio, te e tutti quelli che hanno un numero di prenotazione successivo al tuo. L’approccio da parte del massacratore di anime è mellifluo, all’apparenza educato, ineccepibile, quasi signorile. “Signorina, per favore, due chili di Altamura” è la richiesta del rompicoglioni. Capito? C’è anche l’inciso “per favore”. Finisce qui? No. Ora, le pagnotte tipo Altamura non sono certo fatte con lo stampino, come se si trattasse della Panda di Pomigliano, ma sono comunque eguali le une alle altre, tolte le piccole differenze che esaltano la fattura artigianale del prodotto. Ecco, il Nostro pretende di distinguere tra pagnotta e pagnotta, secondo parametri noti a lui solo: “Signorina – è il suo dire untuoso – non quella, quella di sotto…no, mi faccia vedere quella”. Insomma, il rompicoglioni (altrimenti non sarebbe tale) vede differenze dove differenze non sussistono: alla fine sceglie la pagnotta, non si sa in riferimento a quali canoni, con l’aria soddisfatta di chi ha operato una scelta oculata. Intanto, la famosa signorina (ma perché “signorina” se magari si è sposata già tre o quattro volte?) chiama con voce ferma il tuo numero. Come in una recita scolastica non perfettamente riuscita, non ricordi più la frase che pure tenevi a mente fino a qualche minuto prima.

Giacinto Zappacosta


(riproduzione vietata)

Nessun commento:

Posta un commento