venerdì 9 gennaio 2015

MARIO SACCHETTI POETA


Complice una brutta bronchite ho trascorso molte ore a risistemare vecchie carte da tempo impolverate. Con sorpresa ho ritrovato un vecchio e caro libricino che non ricordavo più di avere: un’ opera in versi del 1940 del compianto Preside Mario Sacchetti, edita dall’Arte della Stampa di Vasto. Un’opera di sicuro interesse visto che l’autore è da sempre celebrato come storico e filosofo, ma in quest’opera che ho davanti si cimenta con la poesia per raccontarci, in un dramma veloce, un “Episodio Drammatico” addirittura del 590 d.C. con protagonista il Papa  Gregorio Magno.
L’operetta è preceduta da un breve, ed agile affresco della situazione storica del tempo: l’inarrestabile declino di quel che rimaneva dell’Impero Romano d’Occidente, che con gli Ostrogoti continuò ad avere lampi di civiltà imperiale, ed il progressivo affermarsi del Cristianesimo, nell’Europa occidentale, che ne raccoglierà il testimone.
L’ ”Episodio Drammatico” si svolge nel 590, in coincidenza l’affievolirsi della presenza bizantina in Italia ormai incapace di contrastare l’affermazione definitiva dei  Longobardi, anzi proprio in quel 590 moriva il re Autari, fresco sposo della principessa bavara Teodolinda, e salì al potere il duca di Torino Agilulfo, che a sua volta sposò la vedova Teodolinda.
Con la definitiva affermazione dei longobardi le tradizioni amministrative e in genere tutta la cultura latina entrò in crisi irreversibile, condizione che però favorì l’affermazione del potere della Chiesa, pur tra innumerevoli compromessi con il potere politico.
L’opera di Sacchetti vuole cogliere la tragicità di quel momento: “Si valli e monti\ si , prati e valli\ tonando, annunciano\ l’ora fatal”. Ma l’autore, con una nota di ottimismo, titola i suoi versi: “Jam vetus occidit novusque renascitur orbis”, ovvero “Dal crepuscolo di un vecchio mondo agli albori di una novella vita”. Per sottolineare che anche l’esasperazione del potere temporale dei Papi ebbe un ruolo positivo  per consentire di custodire  quanto di salvabile ancora c’era del vecchio potere imperiale. E tra cori degli angeli, gruppi di popolani, Papa Gregorio e personaggi minori si sviluppano le scene delle tre parti dell’opera che con toni poetici leggeri, a volte drammatici, riescono a disegnarci gli eventi  che fissano i limiti storici di quel trapasso.
A mio parere l’esperimento letterario è pienamente riuscito: ottima la sintesi storica che precede il dramma e buona l’idea di usare più metri per dare cadenze diverse alle varie scene, l’endecasillabo sciolto, in bocca al patrizio romano che rimpiange il passato, è solenne e curatissimo.
Forse sarebbe opportuno che qualche storico, o la sua famiglia, raccogliesse e catalogasse tutti gli scritti del Preside Sacchetti per una pubblicazione “Omnia” da offrire alle generazioni future, ma anche a quelle attuali che poco sanno della produzione scientifica di una bella figura di studioso vastese, rigoroso e versatile, impegnato anche in politica e in amministrazione.

NICOLANGELO D’ADAMO


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