Complice una brutta
bronchite ho trascorso molte ore a risistemare vecchie carte da tempo
impolverate. Con sorpresa ho ritrovato un vecchio e caro libricino che non
ricordavo più di avere: un’ opera in versi del 1940 del compianto Preside Mario
Sacchetti, edita dall’Arte della Stampa di Vasto. Un’opera di sicuro interesse
visto che l’autore è da sempre celebrato come storico e filosofo, ma in
quest’opera che ho davanti si cimenta con la poesia per raccontarci, in un
dramma veloce, un “Episodio Drammatico” addirittura del 590 d.C. con protagonista
il Papa Gregorio Magno.
L’operetta è preceduta
da un breve, ed agile affresco della situazione storica del tempo:
l’inarrestabile declino di quel che rimaneva dell’Impero Romano d’Occidente,
che con gli Ostrogoti continuò ad avere lampi di civiltà imperiale, ed il
progressivo affermarsi del Cristianesimo, nell’Europa occidentale, che ne
raccoglierà il testimone.
L’ ”Episodio
Drammatico” si svolge nel 590, in coincidenza l’affievolirsi della presenza
bizantina in Italia ormai incapace di contrastare l’affermazione definitiva dei
Longobardi, anzi proprio in quel 590
moriva il re Autari, fresco sposo della principessa bavara Teodolinda, e salì
al potere il duca di Torino Agilulfo, che a sua volta sposò la vedova Teodolinda.
Con la definitiva
affermazione dei longobardi le tradizioni amministrative e in genere tutta la
cultura latina entrò in crisi irreversibile, condizione che però favorì
l’affermazione del potere della Chiesa, pur tra innumerevoli compromessi con il
potere politico.
L’opera di Sacchetti
vuole cogliere la tragicità di quel momento: “Si valli e monti\ si , prati
e valli\ tonando, annunciano\ l’ora fatal”. Ma l’autore, con una nota di
ottimismo, titola i suoi versi: “Jam vetus occidit novusque renascitur orbis”,
ovvero “Dal crepuscolo di un vecchio mondo agli albori di una novella vita”. Per
sottolineare che anche l’esasperazione del potere temporale dei Papi ebbe un
ruolo positivo per consentire di
custodire quanto
di salvabile ancora c’era del vecchio potere imperiale. E tra cori degli angeli,
gruppi di popolani, Papa Gregorio e personaggi minori si sviluppano le scene
delle tre parti dell’opera che con toni poetici leggeri, a volte drammatici,
riescono a disegnarci gli eventi che
fissano i limiti storici di quel trapasso.
A mio parere
l’esperimento letterario è pienamente riuscito: ottima la sintesi storica che
precede il dramma e buona l’idea di usare più metri per dare cadenze diverse
alle varie scene, l’endecasillabo sciolto, in bocca al patrizio romano che
rimpiange il passato, è solenne e curatissimo.
Forse sarebbe opportuno
che qualche storico, o la sua famiglia, raccogliesse e catalogasse tutti gli
scritti del Preside Sacchetti per una pubblicazione “Omnia” da offrire alle
generazioni future, ma anche a quelle attuali che poco sanno della produzione
scientifica di una bella figura di studioso vastese, rigoroso e versatile, impegnato
anche in politica e in amministrazione.
NICOLANGELO D’ADAMO
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