Ho aspettato una
settimana prima di riflettere pubblicamente sull’inspiegabile (o fin troppo
semplice da spiegare) attacco di uno scrittore cattolico addirittura al Papa
regnante e nel giorno meno indicato: la felice notte di Natale, festa di gioia
, di luce e tenerezza. Ho letto quell’articolo con crescente incredulità,
provando infine tanta tristezza per l’estensore di quello scritto. L’articolo: “Le scelte di Francesco: i dubbi
sulla svolta di Papa Francesco” ruota attorno ai presunti disorientamenti che
le scelte del Papa arrecherebbero al “cattolico medio”.
Ma di chi stiamo
parlando? E chi sarebbe il “cattolico medio” a cui si riferisce Messori? Quale
fede ha questo “cattolico” che ha difficoltà ad accettare un Pastore che ha l’
“odore delle pecore” e che annuncia “la gioia del Vangelo”? Con durezza almeno
pari a quella di Messori risponde L. Boff: “Sono, generalmente, cattolici
conservatori abituati alla figura faraonica di un Papa con tutti i simboli del
potere degli imperatori pagani romani. Adesso appare un Papa “francescano” che
ama i poveri, che non “veste Prada”, che fa una critica dura al sistema che
produce miseria nella gran parte del mondo, che apre la Chiesa non solo ai
cattolici ma a tutti quelli che portano il nome di “uomini e donne”, senza
giudicarli ma accogliendoli nello spirito della “rivoluzione della tenerezza”
come ha chiesto ai vescovi dell’America Latina riuniti l’anno scorso a Rio”.
Per la verità il primo
disorientato è proprio Messori che non riesce a spiegarsi i colloqui con
Eugenio Scalfari e la telefonata a Pannella (se al contrario avesse telefonato
a lui…..), le omelie da “buon parroco di campagna” a Santa Marta, e neppure il primo “buonasera” subito dopo il conclave,
al punto che qualche cardinale si starebbe pentendo di averlo votato.
E’ amaro, molto amaro
leggere le considerazioni critiche sul Papa fatte da un cattolico che si dice
molto vicino alla tradizione, la sua pretesa di insegnare al Papa come si fa il
Papa, non solo per la colpevole trascuratezza del ruolo dello Spirito Santo che
un cattolico dovrebbe sempre
considerare, ma soprattutto per la sottovalutazione degli aspetti pastorali del
pontificato di Papa Francesco, oscurati dall’enfatizzazione di talune
considerazioni dottrinali senza un’opportuna contestualizzazione e. da ultimo,
sconcerta la dozzinalità della scelta della data.
Ma tant’è, adesso forse
viene alla luce con maggiore chiarezza l’ entità delle
incrostazioni temporali passatiste e il significato vero delle cosiddette
“certezze” invocate da taluni cattolici, a tal punto vicini al cattolicesimo
tridentino, sordi a qualsiasi riforma, da spingere due sacerdoti sardi, come mi
è stato riferito da un sacerdote, a rifiutarsi di citare il Papa durante la
celebrazione della Messa: sono stati sospesi “a divinis” dal loro Vescovo, ma,
stranamente, la stampa italiana cosiddetta cattolica non ha riportato la
notizia.
NICOLANGELO D’ADAMO
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