domenica 8 febbraio 2015

AFFATTO IGNORANTI


Continua, inesorabile, la demolizione della lingua italiana. Da chi non te l’aspetti

L’agguato, il pericolo sono sempre lì, dietro l’angolo. Si concretizzano all’improvviso e in un contesto insospettabile, di assoluta (apparente) affidabilità. Su “la 7”, l’emittente televisiva che noi anziani ci ostiniamo a chiamare ancora “Tele Montecarlo”, il dibattito ferve, è di alto profilo, di sicuro interesse e di piacevole ascolto. Quand’ecco, all’improvviso, l’attacco concentrico, del tutto imprevisto. Alla domanda se fosse o meno d’accordo con quanto proclamato con tanta dottrina da un ospite in studio, la risposta del giornalista, collegato da un’altra città, uno di quelli che va per la maggiore, vice-direttore di una testata a tiratura nazionale, è in un empito sconvolgente: “Affatto”. In sé e per sé l’utilizzo dell’avverbio, peraltro molto usato, è esente da censura. Ma il punto è un altro, e chiama in causa la scarsa conoscenza del nostro stupendo idioma, la lingua di Dante e di Machiavelli, e giù giù, in ordine cronologico, di Foscolo, Manzoni e Quasimodo. Gli è che quell’ “affatto”, come evidenziato dal contesto, dalla mimica facciale di cotanto giornalista, dal linguaggio para- verbale, nonché dallo sviluppo del discorso, voleva significare, nelle intenzioni di chi aveva pronunciato l’avverbio, “no, per niente”, mentre, come noto al più distratto tra gli studenti delle superiori, o forse anche delle medie inferiori, “affatto” significa, in italiano, non è dato sapere in altre lingue, “del tutto, interamente”. Insomma, l’avverbio in discorso, contrariamente a quel che si crede, ha valore affermativo, rafforzativo, mai negativo. Così il Vocabolario Treccani, che cita I Promessi Sposi (la popolazione era giunta, non satolla né affamata, ma, certo, affatto sprovveduta alla messe del 1628), così, pure, il Dizionario Italiano on line. Che aggiunge: “Spesso è impropriamente usato col valore negativo”. Capito? Impropriamente. Ma, si sa, l’ignoranza amalgama, crea consenso, si sviluppa, non conosce recinti o limitazioni, dato che li supera senza sforzo. E difatti, il commento del conduttore a quella risposta polemica, a quell’avverbio usato nel suo significato opposto, è del tipo: “visto? ti pareva che potevi essere d’accordo?”. L’errore, o l’orrore, ha trovato dunque, immantinente, la sua conferma, la sua approvazione. Il sigillo dell’ufficialità, potremmo dire. Gran brutta storia. D’altra parte, nessuno, tra le tante teste di valore che animavano il dibattito televisivo, ha avuto la percezione della idiosincrasia linguistica, nessuno che abbia avuto sentore dell’assurdità logica. La mala pianta dell’ignoranza si sviluppa. La lingua italiana sta morendo.

Giacinto Zappacosta

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