venerdì 20 febbraio 2015

SAN GENNARO ANCHE A TARANTO



Non solo Magna Grecia, ma tanto altro ancora. Certo, la città di Taranto deve molto alle sue origini elleniche (fu fondata dagli Spartani nel 706 a.C.), che costituiscono il presupposto, possiamo dire, del suo successivo sviluppo. La stessa parlata risente di quella lontanissima impronta, essendo il dialetto locale un misto di greco e latino. Ma Taranto offre al visitatore molto altro ancora: per chi giunge in auto da nord, da Bari, è preferibile percorrere la città vecchia, che ti accoglie con i suoi palazzi antichi, le sue chiese e le sue viuzze, il castello, i resti del tempio dorico, soprattutto con la sua caratteristica di essere un’isola. Sì, un centro storico, che si sviluppa attorno al Duomo, intitolato a San Cataldo, il patrono, adagiato su un’isola. Più a largo, nel Mar Grande, si possono ammirare le Isole Cheradi, San Pietro e San Paolo.
Questo, dunque, è il primo impatto con Taranto, un colpo d’occhio che conquista. Al di là dell’isola, collegata alla terraferma attraverso il ponte girevole, è cresciuto il Borgo, quella parte del centro abitato sviluppatasi in epoca abbastanza recente. Anche qui non mancano le sorprese: la Chiesa intitolata a San Francesco di Paola. Che presenta una particolarità della quale vale la pena parlare. Entriamo. Nella cappella in fondo alla navata di destra, a lato dell’altare maggiore, fanno mostra di sé alcune opere di buona fattura napoletana, vale a dire una statua della Vergine (per la precisione, Maria Santissima di Piedigrotta) con Bambino, un busto di San Gennaro, come noto patrono di Napoli, e un quadro raffiguranteSan Catello, patrono di Castellammare di Stabia. Siamo in presenza, dunque, di tracce di napoletanità nel bel mezzo della città di Taranto. La storia ce ne spiega il motivo e ci illumina su alcuni rivolgimenti di natura demografica che caratterizzarono la città jonica.
Da sempre città legata indissolubilmente al suo mare, Taranto necessitava di un arsenale, così almeno nei progetti e nelle aspettative della nuova classe dirigente post-unitaria. Ed arsenale fu, inaugurato in pompa magna il 21 agosto 1889 da Umberto I, accompagnato dal principe Vittorio Emanuele e dal ministro Francesco Crispi. Ora, la creazione del nuovo stabilimento marittimo, l’arsenale, appunto, assieme ad altri fattori sociali ed economici, determinò a Taranto, come del resto in altre città italiane, quel fenomeno che va sotto il nome di inurbanizzazione, con conseguente richiesta di manodopera, anche qualificata, nonché di tecnici. Di qui il trasferimento nel capoluogo jonico di Napoletani, che poi si inserirono perfettamente nella realtà locale. Lo fecero, anche, attraverso la creazione di una Confraternita (quella delle Confraternite è una presenza ancora viva in Città) intitolata a Maria Santissima di Piedigrotta e ai Santi Gennaro e Catello. L’Arcivescovo ne approvò l’istituzione e lo statuto, erigendola, appunto, nella cappella della Chiesa di San Francesco di Paola. Perdutasi, col tempo, quella connotazione napoletana della Confraternita, che comunque è stata sempre aperta alla iscrizione dei Tarantini, rimangono le vestigia che abbelliscono quel tempio e, con esso, una città che ha tanto da offrire.

Giacinto Zappacosta

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