venerdì 20 febbraio 2015

FACCE DI CULO


Più che Robespierre, il puro, sembra Danton, l’intrallazzatore. Entrambi rivoluzionari, ci mancherebbe (fa tanto chic), ma con caratteri ed atteggiamenti diversi. Il primo, esponente di punta del Terrore, bevitore di sangue, il sangue del Re e consorte, ma questo sarebbe il meno, sterminatore del suo popolo (non solo dei Vandeani), era un visionario, non aveva tempo per pensare al vile danaro e ai facili arricchimenti. L’altro, il Danton, molto più pragmatico, anche troppo. Era un affarista. Il Danton locale, dunque, aspirante Robespierre, si caratterizza per la sua capacità di rendere aureo tutto quello che tocca, soprattutto se si tratta di libri. Li vende, ne impone l’uso, e c’è sempre chi paga, pubblica amministrazione o famiglie. Il sistema è talmente ben oliato che il nostro rivoluzionario non fa fatica. Si riempie la bocca delle solite parole d’ordine, quali libertà, democrazia. Soprattutto e con maggiore passione parla del popolo, quello stesso popolo al quale lo mette costantemente in quel posto. Perché, in fin dei conti, è il popolo che sovvenziona i suoi guadagni. Siamo alle solite: i rivoluzionari di tutti i tempi parlano bene e razzolano male. L’importante è avere la faccia fungibile col sedere. Il popolo direbbe, senza tanti giri di parole, che si tratta di facce di culo.  

Giacinto Zappacosta

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