mercoledì 11 marzo 2015

LA DIFFICOLTA’ DI COMPLIMENTARSI


“L’hai complimentata” o “Ti sei complimentato con lei” ?

“L’hai complimentata, l’hai complimentato?”. La frase mi veniva ripetuta, ad ogni occasione, in uno stillicidio dirompente, difficilmente sostenibile per il mio animo. A volte rispondevo con un semplice sì, oppure con un “non ancora”, raramente, a lasciar intendere il baratro linguistico, con una proposizione un po’ più elaborata: “mi sono complimentato con …”. Non c’era verso. Il valore pedagogico della risposta, non inteso, veniva annientato, annichilito dalla controreplica: “hai fatto bene a complimentarlo, complimentarla”. Un vago senso di impotenza, che si confondeva con un turbinio di sentimenti, tra i quali prevaleva il disgusto, o forse la nausea, si impadroniva di me e non mi lasciava nemmeno durante le ore del sonno, che risultava per forza di cose agitato e nervoso, niente affatto ristoratore. Il pensiero andava, nel dormiveglia, a quel mio povero compagno di scuola che, traducendo dal latino il verbo “gratulari”, che come noto regge il dativo, se ne uscì nell’avveniristico empito, rimasto poi agli annali, “mi congratulo a te”, o similare. Successe il finimondo. L’insegnante (eravamo in terza media), in preda all’ira, rimproverò con insolita asprezza il malcapitato, che però, a parziale giustificazione, aveva dalla sua quel dativo fuorviante e ingannatore. Diciamo che il ragazzo rimase prigioniero della traduzione letterale, oltre la quale non sapeva andare. A me capitò qualcosa di meno grave un anno dopo, al ginnasio. Nel tema scrissi “difronte”, tutto attaccato: pur avendo un voto discreto, quell’errore mi costò una penalità. Penalità che era l’evidenza di un disvalore, apoditticamente avvertito come tale. Consegnate alla storia le giovanili disavventure linguistiche, espiata la colpa, incassata la nota di biasimo da parte del docente, negli sviluppi successivi della mia esistenza non mi è mai capitato di inerpicarmi lungo i sentieri depravati del linguisticamente scorretto, della demolizione sistematica dell’idioma. Perlomeno, nella testa, ho chiara la differenza, abissale, inconciliabile tra “l’hai complimentata” e “ti sei complimentato con lei”.     


Giacinto Zappacosta   

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