“L’hai complimentata” o
“Ti sei complimentato con lei” ?
“L’hai complimentata,
l’hai complimentato?”. La frase mi veniva ripetuta, ad ogni occasione, in uno
stillicidio dirompente, difficilmente sostenibile per il mio animo. A volte
rispondevo con un semplice sì, oppure con un “non ancora”, raramente, a lasciar
intendere il baratro linguistico, con una proposizione un po’ più elaborata:
“mi sono complimentato con …”. Non c’era verso. Il valore pedagogico della
risposta, non inteso, veniva annientato, annichilito dalla controreplica: “hai
fatto bene a complimentarlo, complimentarla”. Un vago senso di impotenza, che
si confondeva con un turbinio di sentimenti, tra i quali prevaleva il disgusto,
o forse la nausea, si impadroniva di me e non mi lasciava nemmeno durante le
ore del sonno, che risultava per forza di cose agitato e nervoso, niente
affatto ristoratore. Il pensiero andava, nel dormiveglia, a quel mio povero
compagno di scuola che, traducendo dal latino il verbo “gratulari”, che come
noto regge il dativo, se ne uscì nell’avveniristico empito, rimasto poi agli
annali, “mi congratulo a te”, o similare. Successe il finimondo. L’insegnante
(eravamo in terza media), in preda all’ira, rimproverò con insolita asprezza il
malcapitato, che però, a parziale giustificazione, aveva dalla sua quel dativo fuorviante
e ingannatore. Diciamo che il ragazzo rimase prigioniero della traduzione
letterale, oltre la quale non sapeva andare. A me capitò qualcosa di meno grave
un anno dopo, al ginnasio. Nel tema scrissi “difronte”, tutto attaccato: pur
avendo un voto discreto, quell’errore mi costò una penalità. Penalità che era
l’evidenza di un disvalore, apoditticamente avvertito come tale. Consegnate
alla storia le giovanili disavventure linguistiche, espiata la colpa, incassata
la nota di biasimo da parte del docente, negli sviluppi successivi della mia
esistenza non mi è mai capitato di inerpicarmi lungo i sentieri depravati del
linguisticamente scorretto, della demolizione sistematica dell’idioma.
Perlomeno, nella testa, ho chiara la differenza, abissale, inconciliabile tra
“l’hai complimentata” e “ti sei complimentato con lei”.
Giacinto Zappacosta
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