Storie di grandi e piccole sopraffazioni. Quando il lavoro manca, c'è la finanza creativa
In periodi di crisi nessuno si salva, tranne Salva...torelli e consorte
L’antefatto è noto, e
già di per sé merita un capitolo a parte. Che potrebbe essere intitolato “Come
la Sinistra riesca a sovvenzionare le associazioni parallele e
fiancheggiatrici”. Da queste colonne ne abbiamo parlato, abbiamo denunciato portando
all’attenzione dell’opinione pubblica uno scandalo senza pari. Ad addolcire la
pillola amara, per il contribuente, o, se si preferisce, ad annullare gli
effetti devastanti della supposta, si fa ricorso all’inglese, a quella
espressione tanto bella e tanto musicale, lo ‘start up’, che altro non
significa se non ‘avvio’, ‘inizio’. E già qui c’è il primo inghippo, che si
traduce in un travaso di bile o, per dirla a chiare lettere, la prima
incazzatura. Parliamo di raccolta differenziata a Vasto, la nostra città, che,
all’epoca, muoveva i primi passi. Il riferimento amministrativo è nel ‘Piano raccolta integrata dei rifiuti’ approvato con
delibera del Consiglio comunale numero 6 del 7 marzo 2008, Piano che prevedeva
uno start up della durata di 15 settimane nonché una campagna di comunicazione
di supporto di 23 settimane. Detto, fatto. O forse, fatta la legge, trovato
l’inganno. Dalle poche settimane previste, attraverso le quali dovevano
dispiegarsi lo start up vero e proprio e poi la campagna informativa presso i
cittadini utenti, siamo passati, senza colpo ferire, a 6 anni. Per essere
chiari fino in fondo, e per capire la portata dell’imbroglio: mentre si
prevedeva un periodo breve, a sostegno di un’attività nuova per Vasto, nel
silenzio e col favore delle tenebre del potere
cartaceo-amministrativo-burocratico, rigorosamente targato Pd, si è arrivati ad
un lasso di tempo notevolmente più lungo, quando oramai la raccolta
differenziata era consegnata alle abitudini quotidiane dei cittadini vastesi.
Costo? Intanto, il circolo locale dell’Arci, l’associazione parallela e
fiancheggiatrice, per istinto e ideologia tutta orientata a sinistra, ha incassato,
in 6 anni, circa 90mila euro, una somma sborsata per quella attività di sostegno
che doveva durare poche settimane. Lo scenario, al quale non faremo mai
l’abitudine, è sempre il medesimo: aggiustamenti di stampo
politico-clientelare, cordate amiche che si sostengono a vicenda in un
meccanismo perfetto, oliato e collaudato, un sistema di potere, tetragono alle
critiche che salgono dall’opinione pubblica, che alimenta un fitto sottobosco
di consensi elettorali e di danari graziosamente elargiti. Sei anni per avviare
la raccolta differenziata, dunque, sei anni, ed è un mistero nel mistero,
interrotti bruscamente in concomitanza con gli articoli di denuncia pubblicati
su queste colonne. Tutto qui? Nemmeno per sogno. Chi ha trovato utile
collocamento lavorativo nello start up e successivi sviluppi gestiti dall’Arci?
Maria Grazia La Verghetta, che è, del tutto casualmente, la moglie di Nicola
(detto Lino) Salvatorelli, a sua volta presidente del circolo cittadino
dell’Arci. E il cerchio si chiude. Si chiude alla faccia di chi fatica a
trovare un posto di lavoro, di chi, giovane o anziano, non ha prospettive. Non
bastava il prolungamento artificioso, oltre i limiti della decenza, dello start
up. No, giacché ci siamo, avrà pensato qualcuno, accontentiamo l’intera
famiglia, il marito quale massimo rappresentante, a livello territoriale,
dell’associazione alleata, la moglie, ad abundantiam, per non discriminare
nessuno. Il popolo ringrazia.
Giacinto
Zappacosta
pubblicato su Giovani in Movimento

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