lunedì 22 giugno 2015

L'ARCI-FAMIGLIA DELLA SINISTRA VASTESE



Storie di grandi e piccole sopraffazioni. Quando il lavoro manca, c'è la finanza creativa

In periodi di crisi nessuno si salva, tranne Salva...torelli e consorte

L’antefatto è noto, e già di per sé merita un capitolo a parte. Che potrebbe essere intitolato “Come la Sinistra riesca a sovvenzionare le associazioni parallele e fiancheggiatrici”. Da queste colonne ne abbiamo parlato, abbiamo denunciato portando all’attenzione dell’opinione pubblica uno scandalo senza pari. Ad addolcire la pillola amara, per il contribuente, o, se si preferisce, ad annullare gli effetti devastanti della supposta, si fa ricorso all’inglese, a quella espressione tanto bella e tanto musicale, lo ‘start up’, che altro non significa se non ‘avvio’, ‘inizio’. E già qui c’è il primo inghippo, che si traduce in un travaso di bile o, per dirla a chiare lettere, la prima incazzatura. Parliamo di raccolta differenziata a Vasto, la nostra città, che, all’epoca, muoveva i primi passi. Il riferimento amministrativo è nel ‘Piano raccolta integrata dei rifiuti’ approvato con delibera del Consiglio comunale numero 6 del 7 marzo 2008, Piano che prevedeva uno start up della durata di 15 settimane nonché una campagna di comunicazione di supporto di 23 settimane. Detto, fatto. O forse, fatta la legge, trovato l’inganno. Dalle poche settimane previste, attraverso le quali dovevano dispiegarsi lo start up vero e proprio e poi la campagna informativa presso i cittadini utenti, siamo passati, senza colpo ferire, a 6 anni. Per essere chiari fino in fondo, e per capire la portata dell’imbroglio: mentre si prevedeva un periodo breve, a sostegno di un’attività nuova per Vasto, nel silenzio e col favore delle tenebre del potere cartaceo-amministrativo-burocratico, rigorosamente targato Pd, si è arrivati ad un lasso di tempo notevolmente più lungo, quando oramai la raccolta differenziata era consegnata alle abitudini quotidiane dei cittadini vastesi. Costo? Intanto, il circolo locale dell’Arci, l’associazione parallela e fiancheggiatrice, per istinto e ideologia tutta orientata a sinistra, ha incassato, in 6 anni, circa 90mila euro, una somma sborsata per quella attività di sostegno che doveva durare poche settimane. Lo scenario, al quale non faremo mai l’abitudine, è sempre il medesimo: aggiustamenti di stampo politico-clientelare, cordate amiche che si sostengono a vicenda in un meccanismo perfetto, oliato e collaudato, un sistema di potere, tetragono alle critiche che salgono dall’opinione pubblica, che alimenta un fitto sottobosco di consensi elettorali e di danari graziosamente elargiti. Sei anni per avviare la raccolta differenziata, dunque, sei anni, ed è un mistero nel mistero, interrotti bruscamente in concomitanza con gli articoli di denuncia pubblicati su queste colonne. Tutto qui? Nemmeno per sogno. Chi ha trovato utile collocamento lavorativo nello start up e successivi sviluppi gestiti dall’Arci? Maria Grazia La Verghetta, che è, del tutto casualmente, la moglie di Nicola (detto Lino) Salvatorelli, a sua volta presidente del circolo cittadino dell’Arci. E il cerchio si chiude. Si chiude alla faccia di chi fatica a trovare un posto di lavoro, di chi, giovane o anziano, non ha prospettive. Non bastava il prolungamento artificioso, oltre i limiti della decenza, dello start up. No, giacché ci siamo, avrà pensato qualcuno, accontentiamo l’intera famiglia, il marito quale massimo rappresentante, a livello territoriale, dell’associazione alleata, la moglie, ad abundantiam, per non discriminare nessuno. Il popolo ringrazia.

Giacinto Zappacosta 
pubblicato su Giovani in Movimento
          


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