Quando il dislivello si fa ampio,
incolmabile, la mente si rifugia nel passato, colà cercando un appiglio, una
lezione che le consenta di veleggiare tra i perigli di questo tempo. Un tempo,
l’ho detto tante volte, nel quale non mi riconosco, nel quale faccio fatica a
collocarmi. Ed in effetti, me ne sono tratto fuori più prosaicamente di quanto
fece, all’epoca, Plinio Correa de Oliveira, il quale, elegantemente, girò le
spalle al suo presente, volgendo l’anima, e lo studio, alle epoche antiche. Io, per l’appunto, alla
contemporaneità rivolgo le terga. Quello che fu, dunque, con le sue valenze.
Qualche decennio fa, Vasto seppe coinvolgersi in passioni civiche di spessore:
si parlava in piazza, si discuteva, si riuscì a produrre idealità,ad
incamminarsi sulla via del rinnovamento. Da bambinetto, percepivo di vivere
qualcosa di entusiasmante, di insolito, da adulto, da vecchio, sono ora
convinto che la nostra Città abbia in sé una propensione a ritrovarsi attorno
ai valori. Che sono quelli di sempre.
g.z.
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