mercoledì 9 dicembre 2015

DEMOCRAZIA PER PROCESSO RETROGRADO / 2


Cominciò Rousseau, che per la verità non era francese ma ginevrino, anche se soggiornò a lungo a Parigi. In ogni caso, alle sue teorie politiche si rifacevano i rivoluzionari dell'89 e anni seguenti, anni macchiati di rosso, rosso come il sangue dei Vandeani. Robespierre, per esempio, si considerava un discepolo del filosofo svizzero, soltanto, però, per quanto attiene la politica, non le perversioni sessuali. Almeno questo. E avanti, quindi, a tagliare le teste. Soprattutto, con Robespierre, teorico Saint Just, nasce l'applicazione pratica della teoria rousseauiana, il governo rivoluzionario, necessariamente minoritario, che mette tra parentesi le libertà individuali, il volere della maggioranza, del popolo non illuminato. Napoleone, figlio di quelle idee, scristianizzò, o cercò di farlo, al di là e al di qua delle Alpi, giungendo a proibire, a Venezia, pena la morte, la frase, ricorrente da quelle parti, 'viva San Marco!'. Appunto, democrazia a modo mio, tanto il popolo non capisce niente.

Giacinto Zappacosta

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