martedì 8 dicembre 2015

DEMOCRAZIA PER PROCESSO RETROGRADO

Ci hanno sempre spiegato, loro, i democratici, una cosa semplice, vale a dire che la sovranità appartiene al popolo. ‘Il voto è personale ed eguale, libero e segreto’ sta scritto da qualche parte. In fin dei conti, la democrazia è cosa buona in ciò, che si contano i voti e la maggioranza vince. La Francia, per esempio, i voti li ha contati in queste ore. Come noto, non si è trattato di una consultazione elettorale per il rinnovo del parlamento, ma comunque il pronunciamento dei cittadini ha senz'altro una sua valenza. Almeno, ci hanno sempre detto i campioni della democrazia, così dovrebbe essere. Il problema nasce quando democraticamente vince qualcuno che non mi piace: allora avviene un processo retrogrado per cui non è il popolo sovrano ad emettere un giudizio sui governanti, o su chi ha gestito la cosa pubblica a livello locale, ma è il politico, sempre e rigorosamente di professione, a sovrapporre la sua opinione, annullandolo, all’esito delle urne. Democrazia sì, ma sotto tutela. Cominciarono, in tal senso, i rivoluzionari, proprio quelli d’Oltralpe. 

continua (forse)  

Giacinto Zappacosta

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