Ci hanno sempre
spiegato, loro, i democratici, una cosa semplice, vale a dire che la sovranità
appartiene al popolo. ‘Il voto è personale ed eguale, libero e segreto’ sta
scritto da qualche parte. In fin dei conti, la democrazia è cosa buona in ciò,
che si contano i voti e la maggioranza vince. La Francia, per esempio, i voti
li ha contati in queste ore. Come noto, non si è trattato di una consultazione
elettorale per il rinnovo del parlamento, ma comunque il pronunciamento dei
cittadini ha senz'altro una sua valenza. Almeno, ci hanno sempre detto i
campioni della democrazia, così dovrebbe essere. Il problema nasce quando
democraticamente vince qualcuno che non mi piace: allora avviene un processo
retrogrado per cui non è il popolo sovrano ad emettere un giudizio sui
governanti, o su chi ha gestito la cosa pubblica a livello locale, ma è il
politico, sempre e rigorosamente di professione, a sovrapporre la sua opinione,
annullandolo, all’esito delle urne. Democrazia sì, ma sotto tutela. Cominciarono,
in tal senso, i rivoluzionari, proprio quelli d’Oltralpe.
continua (forse)
Giacinto Zappacosta
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