venerdì 18 dicembre 2015

E' QUESTO IL NATALE CHE VOGLIAMO?

Identificare Giovanardi e Salvini nell’asinello e nel bue può essere una simpatica goliardata. Per il resto, anche se l’espressione non si usa più, l’atto sacrilego non ha pari. Partiamo da un fatto storico, che poi, nei piani divini, ha una sua valenza teologica. Gesù era ebreo, nato da Maria e da Giuseppe, quest’ultimo della stirpe di Davide. La genealogia contenuta nel Vangelo testimonia di una appartenenza etnica ben precisa, riferibile a quel popolo, il popolo eletto, gli ebrei, i monoteisti. Ora, collocare il Nazareno, nella povertà culturale di questi quattro imbecilli, in un contesto geografico o nazionale diverso da quello nel quale, storicamente, ebbero luogo nascita, predicazione, passione, morte e resurrezione del Dio fatto Uomo significa falsare tutto. A cominciare dall’Incarnazione, che è l’irrompere, atteso da generazioni di israeliti, del Divino nella storia. Lo dice Giovanni: e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Se Gesù, come nella ricostruzione provocatoria di qualche cretino, nasce con la pelle scura, si annichilisce la Rivelazione. Gesù che sceglie di nascere in un determinato contesto, in una famiglia, una famiglia vera, non per inseminazione artificiale, come ci vogliono far credere, in una coppia di altro tipo. Un brutto tipo. Maria, che col suo ‘fiat’ ha co-redento l’umanità, fa luogo alla propaganda da strapazzo.

Giacinto Zappacosta


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