Identificare Giovanardi e Salvini nell’asinello e nel bue può essere una simpatica goliardata.
Per il resto, anche se l’espressione non si usa più, l’atto sacrilego non ha
pari. Partiamo da un fatto storico, che poi, nei piani divini, ha una sua
valenza teologica. Gesù era ebreo, nato da Maria e da Giuseppe, quest’ultimo
della stirpe di Davide. La genealogia contenuta nel Vangelo testimonia di una
appartenenza etnica ben precisa, riferibile a quel popolo, il popolo eletto,
gli ebrei, i monoteisti. Ora, collocare il Nazareno, nella povertà culturale di
questi quattro imbecilli, in un contesto geografico o nazionale diverso da
quello nel quale, storicamente, ebbero luogo nascita, predicazione, passione,
morte e resurrezione del Dio fatto Uomo significa falsare tutto. A cominciare
dall’Incarnazione, che è l’irrompere, atteso da generazioni di israeliti, del
Divino nella storia. Lo dice Giovanni: e il Verbo si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi. Se Gesù, come nella ricostruzione provocatoria di
qualche cretino, nasce con la pelle scura, si annichilisce la Rivelazione. Gesù
che sceglie di nascere in un determinato contesto, in una famiglia, una
famiglia vera, non per inseminazione artificiale, come ci vogliono far credere,
in una coppia di altro tipo. Un brutto tipo. Maria, che col suo ‘fiat’ ha
co-redento l’umanità, fa luogo alla propaganda da strapazzo.
Giacinto Zappacosta
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