domenica 6 dicembre 2015

LA LIBERTA' DI STAMPA NELLA LEZIONE DI LAPENNA

Anna Bontempo è brava, bella e simpatica, e quindi rispetto a me ha perlomeno tre vantaggi. Mi è piaciuto molto quello che ha scritto a proposito dell’insofferenza del nostro sindaco, l’ineffabile Luciano Lapenna, nei riguardi della stampa. Il primo cittadino (l’espressione, riferita al Nostro, integra la figura retorica dell’ossimoro) è fatto così e non possiamo cambiarlo. Vuole il microfono tutto per sé, il giornalista ridotto a reggi-microfono, domande facili, meglio se a piacere, e, in fin dei conti, un rapporto amicale col cronista. Qualche volta ho scritto anche io sull’argomento rilevando il provincialismo della politica locale, di quella che attualmente governa una città ormai stanca. Non ero però al corrente di un particolare riferito da Anna, vale a dire le telefonate del sindaco al giornale, al capo-redattore o al direttore, vere e proprie contumelie, atti d’accusa nei confronti del cronista che opera sul territorio. L’atteggiamento è presuntuoso, del tipo ‘lei non sa chi sono io’, il tono della telefonata consequenziale e il tutto, ad essere sinceri, di una stupidità senza fine. Lapenna pensi ad amministrare, sobriamente, questa città, se ne è capace, e per il resto dica all’opinione pubblica quello che non accetta di questo articolo o di tal altro ‘pezzo’ giornalistico. A me capitò lo stesso qualche decennio fa. Era il periodo prospero nel quale la Dc aveva 28 consiglieri comunali su 40. Qualcuno telefonò a Pescara, parlò (male) di me col direttore. Ma, appunto, si trattava della Dc, non dell’illuminato partito di Renzi e di Lapenna. Il quale ultimo, in un empito, ha scritto su fb 'viva la liberta di stampa'. Proprio così, senza accento. Dipende dall'ora in cui ha vergato la frase, un'ora, probabilmente, non propizia.
Giacinto Zappacosta
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