venerdì 1 gennaio 2016

TARANTO MASSACRATA DAI TARANTINI. LE PROSPETTIVE SONO NERE. UN FATTO ANTROPOLOGICO DEL QUALE PRENDERE ATTO

L'ho sempre detto. L'ho anche scritto. Il problema di Taranto non è l'lva, il problema di Taranto coincide con la grave inciviltà dei Tarantini. Per i quali le minimali regole di buona educazione costituiscono un fardello di cui liberarsi. Non si tratta di un fatto episodico legato ai festeggiamenti del capodanno, ma di un malcostume elevato a sistema: per i Tarantini insozzare le strade, parcheggiare in doppia e terza fila è un fatto antropologico. Senza tanti giri di parole: il tarantino è così, si contraddistingue per quello che vediamo in giro soprattutto in queste ore, come testimoniato dalle foto pubblicate su fb, il cittadino di Taranto, in quanto tale, sporca. Sporca la sua città, della quale non frega niente a nessuno, depositando, senza che questo indigni alcuno, cicche di sigarette per ogni dove, cartacce e immondizia di ogni tipo. Avete presente in che città viviamo? In via Cesare Battisti, una delle arterie principali, la corsia di sinistra, riservata alla circolazione a senso unico, è lo spazio per i parcheggi in seconda o anche terza fila, mentre la corsia di destra, destinata alla circolazione degli autobus, è invasa da tutti i veicoli. L’ovvia conseguenza è che, specie all’ora di punta, gli autobus fanno fatica a muoversi in un traffico impazzito. Il tutto in un frastuono perenne di clacson e bestemmie. Tutto questo, e siamo al punto dolente, vissuto come irreversibile normalità. Così come è nomale, in una ipocrisia irritante, ammonticchiare ogni sorta di rifiuti (visto da me, per esempio, in via Pisanelli) appena al di là del marciapiede, sul ciglio della strada, a pro degli addetti che una volta al mese transitano per le pulizie. Normale è anche premurarsi di gettare i pacchetti delle sigarette nelle aiuole degli alberi, come se fosse più fine, ma sicuramente meno agevole per l’operatore ecologico che deve ramazzare. È civile, cari Tarantini, fumare sugli autobus nell’indifferenza di tutti? Lasciare i rimasugli dei cibi destinati ai gatti randagi sotto le colonne doriche? Usare i marciapiedi per il transito di bici e moto? Questa è la vita a Taranto, una indecenza quotidiana annaffiata dalla pipì con la quale le mamme invitano i figli ad irrorare i marciapiedi. E non venitemi a parlare di ‘tarantino medio’. Ciò che ho descritto è la tipologia antropologica largamente diffusa, ampiamente maggioritaria e riferibile ad una comunità in quanto tale. Buon anno, Taranto.   

Giacinto Zappacosta

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