mercoledì 10 febbraio 2016

STORIA E INVOLUZIONE DELLA PANCIA FEMMINILE (ANDIAMO MALE)

Spostare la frontiera del progressismo dallo scenario sociale a quello antropologico-sessuale, distogliere l’attenzione sui diritti negati, quelli veri, in materia di lavoro, occupazione, sostegno alle famiglie, ai bisognosi, prospettando al contempo il traguardo evolutivo dell’accoppiamento di un certo tipo. Un brutto tipo, aprendolo artificialmente, fittiziamente, alla procreazione, come un gioco. Le piazze sono vuote, per il passeggio, figuriamoci per le manifestazioni di massa, ma si riempiono, in qualche angolo a favore di una telecamera che ti moltiplica le presenze, per chiedere che l’Italia si adegui. Lo chiede l’Europa, la stessa Europa che sta massacrando l’agricoltura italiana, che ci ordina di liberare la Puglia dagli ulivi, che ci ha imposto una moneta infame. Quando il disegno di legge non sarà più solo un disegno, qualcuno (Renzi) spiegherà al popolo, che ormai non è più popolo, ma un insieme amorfo di persone, che l’obiettivo è stato raggiunto, che possiamo definirci civili, evoluti, alla pari con gli altri. Faremo festa. La corsa sarà allora alla ricerca dell’utero, quell’organo per il quale le femministe (dove sono? tutte in pelliccia?) si battevano in estenuanti guerre ideologiche, utero che possa ospitare lo sperma. Nove mesi dopo, il percorso inverso, col pupo in braccio. La donna ridotta a recipiente atto a contenere il seme, l’uomo degradato a insetto impollinatore. I polli d’allevamento che eravamo nella definizione sconsolata di Pasolini sono una evoluzione rispetto al rimbambimento di una coscienza ormai persa. Il pancione di una donna è bello, è ammirabile perché rimanda ad un progetto, ad una storia d’amore. Avete rovinato anche questo. Aspettiamo il prossimo scenario, la prossima tappa verso una ὕβϱις completa, a livello planetario.  

g.z.


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