L’enallage
In parte sovrapponibile all’ipallage, che abbiamo analizzato la scorsa
volta, l’enallage (dal greco ἐναλλάσσω, scambio) consiste in una conversione
delle funzioni tra le parole. Lo scambio riguarda la classe grammaticale, il
verbo e il numero. L’uso avverbiale dell’aggettivo, affermatosi dapprima in
poesia ed ora ampiamente diffuso in prosa, è il classico esempio di scambio di
classe grammaticale. Così, invece di dire ‘ho lavorato duramente’, troveremo la
frase ‘ho lavorato duro’, e così via. Molto più godibile l’enallage in Dante,
Inferno, nel verso ‘e cominciommi a dir soave e piana’. Quanto allo scambio
nell’ambito delle voci verbali, troviamo l’uso del presente in luogo del
passato, del presente in luogo del futuro, dell’indicativo in luogo del
condizionale. Di nuovo Dante, Inferno: ‘facevano un tumulto, il qual s’aggira’.
Nel che è evidente il passaggio dal passato al presente, mentre nella
proposizione ‘andrò a Roma, già vedo il Colosseo’ è l’uso del presente per il
futuro. Infine nel Purgatorio l’espressione ‘se non si temperasse, tanto
splende’ ci dice dell’uso del modo indicativo in luogo del condizionale. ‘Usciva
insieme parole e sangue’, sempre tratto da Dante, Inferno, ci illumina sulla
variazione del numero, trovandoci di fronte ad una voce verbale al singolare,
quando, a stretto rigore, la lingua italiana vorrebbe il plurale. Merita in
conclusione sottolineare che se il passaggio è nell’ambito dell’aggettivo
qualificativo, come spiegato nella lezione precedente, siamo nell’ambito
dell’ipallage, non dell’enallage. Ricordiamo, a proposito, il famoso verso di
Foscolo ‘ma io deluse a voi le palme tendo’, tipico, splendido esempio di
ipallage. La prossima volta vedremo l’allitterazione, una figura retorica
decisamente più semplice e più intuitiva.
Giacinto Zappacosta
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