venerdì 9 settembre 2016

RITRATTO DI CAPRA


I recinti non contengono l'ignoranza

Mi convinco sempre di più. La cultura è volontà di apprendere, scelta etica rivolta al sapere, consapevolezza di sé e della realtà circostante, tensione ideale verso la verità. Insomma, un atto libero, una regola di vita che, consapevolmente, puoi accettare o rifiutare. Di fronte a noi, a ciascuno di noi, ci sono due strade: i pascoli ampi, sempre verdi ed invitanti, ubertosi, dove brulicano le capre, e i campi difficoltosi, che sono sempre in salita, della cultura e della conoscenza. La capra, tale nella testa, predilige la strada piana della grassa ignoranza, la beata vita dell’ostinato non-sapere elevato a sistema, dell’orrore per tutto quello che sa di bello, per tutto ciò che rimanda ad una realtà appena appena superiore rispetto al bere prosecco con contorno di spinelli. Studiare, leggere, informarsi, approfondire, guardare la realtà oltre le apparenze, i luoghi comuni, diffusi ed imposti dalla invisibile ma onnipresente dittatura massmediatica, il medesimo sistema, tanto per dirne una, che ci spiega e ci fa credere come il Medio Evo sia un’epoca buia e trista, rischiarata dai roghi, popolata di streghe e, come ovvio che sia, dominata da una Chiesa cattolica retrograda, retriva, oppressiva, malvagia (ho dimenticato qualche aggettivo?). La capra, rispetto a tutto questo, ha fatto la sua scelta. Così come ha scelto l’anonimato, la vigliaccheria, la coglionaggine di sparare cazzate senza senso. E senza firma. Coglioni su face book, mandati avanti da chi di dovere, se ne trovano a iosa, esperti nello scrivere ‘dà’, voce del verbo dare, per tre volte, senza accento. Ma, attenzione, a definire ontologicamente la capra, categoria complessa, interviene altro. Bisogna tenere conto, oltre che delle geniali riflessioni di Carlo Maria Cipolla sulla stupidità umana (ne consiglio la lettura), anche di complicati risvolti psicologici, contorsionismi psichici da far rabbrividire. D’altra parte, l’animo umano è così, e prima ce ne rendiamo conto meglio è. La capra, dunque, non è semplicemente l’archetipo dell’ignoranza, ma è la personificazione dell’odio viscerale nei confronti della persona colta. Se tu sai, sei odiato, sei hai qualcosa da dire, dai fastidio. È, al tempo stesso, volontà ferma di non cambiare idea, opinione. Puoi argomentare, puoi spiegare, puoi dimostrare: la capra si innervosisce, rimane ferma nella grassa ignoranza. Come la capretta che parla di rapporti tra Cristianesimo e islam senza conoscere, nemmeno per averne sentito parlare, la triste vicenda di Marcantonio Bragadin, veneziano, la cui morte si colloca nei drammatici fatti antecedenti la battaglia di Lepanto. Ho consigliato di leggere la storia della Serenissima Repubblica scritta da Alvise Zorzi, ma la capretta, mi risulta, sta ancora pascolando. Così come pascola l’uomo mascherato che sotto falso nome brulica su mandato altrui. Che dire? L’ignoranza è maggioritaria, di gran lunga. C’è poi, e siamo ad una tipologia caprina molto particolare, chi scrive commenti, per il puro gusto di scrivere (absit), negli appositi spazi di quella maledizione biblica che sono le varie piattaforme presenti su internet, commenti non richiesti e privi di qualsiasi senso, del tipo ‘e quindi? e allora? ora che lo sappiamo? conclusione?’ e similari, a seconda dell’umore del momento. Censuriamo? Inutile, ne era consapevole anche il principe di Metternich, uno che se ne intendeva. L’ignoranza non conosce recinti: li scavalca.             
                                                                                                                                                

Giacinto Zappacosta

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