sabato 1 ottobre 2016

MENNA STA DISTRUGGENDO IL PARTITO (IL SUO)


La lottizzazione al giorno d'oggi, con uno sguardo al passato. Che si spinge fino ad apprezzare una sana utopia, l'unica, vera uscita di sicurezza


È uno di quei momenti in cui l’utopia platoniana si fa più stringente ed attuale. L’idea, irrealizzabile, diventa drammaticamente l’unica alternativa all’attuale stato di cose, alla perversione mentale per cui l’interesse economico del pubblico amministratore è uno sbocco naturale, tale da non suscitare più scandalo.
Ai tempi che furono, ai miei tempi, bastava pronunciare la parola “lottizzazione” per muovere al disgusto e a un moto, interiore, sia chiaro, di ribellione. Ora passa tutto, scivolano le parole e le situazioni senza lasciare il segno, senza increspare gli animi, avvezzi anche all’inverosimile. E lottizzazione sarà, senza dubbio, in località San Nicola, a due passi dalla battigia, col sacro sigillo del sindaco, figlio, e dell’architetto, madre. L’omonimo, quanto al cognome, ambientalista storico, non emette verbo. Tace, dopo aver appoggiato il nipote in campagna elettorale.
Tace, sopratutto, mai così indifferente, il popolo vastese, satollo di poter raccogliere le briciole, pago di promesse mai mantenute. 
Non so se Menna abbia dimestichezza con Platone e, in particolare, con “La Repubblica”, ma in effetti, come dicevo in preambolo, la rigida distinzione tra le tre classi, i governanti (nella idealità del filosofo ateniese si trattava degli amministratori della città), i soldati e gli operatori economici, viene in taglio proprio per rimarcare una regola di buon governo, che cioè chi amministra non può e non deve avere interessi particolari, nemmeno mediati tramite la madre. Molto più prosaicamente, vorrei dirlo in altri termini: come cazzo mai un politico, a tutti i livelli, si trova sempre a dover fare i conti con situazioni personali suscettibili di valutazione economica?
Ed eccoti la risposta di Menna. Il copione è sempre lo stesso, collaudato e valido in ogni contesto. Degno allievo di Lapenna, il giovane sindaco spara (a salve) contro tutti, contro (cito man mano che mi vengono in mente i nomi) Nicola Dario, Angelo Bucciarelli, Gianluca Castaldi e l’on. Maria Amato. Sollevare il polverone a favore dei taccuini, dei microfoni e delle telecamere, mescolare le carte e spargere fumo, parlare di tutto e di niente, e soprattutto non affrontare la questione vera, l’unico punto davvero centrale: il gigantesco conflitto di interessi di un sindaco, che furbescamente riserva a sé la delega all’urbanistica, il quale porta all’approvazione della giunta un progetto della madre. Né vale la momentanea assenza del primo cittadino, se non come salvacondotto di carattere penale, così riferiscono le cronache, all’atto della votazione sul punto specifico. Non siamo scemi fino a tal punto. Su questo Menna dovrebbe rispondere, non su altro. Menna, invece, dice frasi senza senso, deve, per forza di cose, andare fuori tema.
La chicca finale è nell’apoftegma, anche questo di felice derivazione lapenniana, da tirare fuori quando sei all’angolo: “Porterò le carte in Procura”. Immaginiamo la faccia del Procuratore o del Sostituto che si sente raccontare una storia riassumibile così: Dario, Bucciarelli, Castaldi e l’on. Amato si sono messi di traverso e mi criticano. Figuriamoci.
Piuttosto, Menna, scazzottando in aria, non si rende conto di aver divaricato una frattura, già ampia, all’interno di un partito, il Pd, percorso, a livello nazionale come a livello locale, da lacerazioni preoccupanti, avviato, a velocità crescente, senza ormai argini, verso la involuzione in comitato d'affari. La opacità politica di questa giunta comunale risiede proprio in ciò, nella difficoltà tutta interna alla lista di maggioranza. 
Menna, per difendere se stesso e la sua famiglia, dovrà distruggere il partito.

Giacinto Zappacosta


riproduzione vietata


Nessun commento:

Posta un commento