lunedì 14 novembre 2016

Si prega di non riprodurre e scopiazzare questo scritto. L'invito è rivolto in modo particolare a quel coglione che non capisce la differenza, abissale, tra 'fonte' e 'autore'.


‘La democrazia l’hanno inventata i Greci’. Sicuro? Per gradi. La democrazia, il potere del demos, cioè del popolo, non è creazione del ‘paese ellenico’ (a proposito: l’hapax legomenon, che imperversa in queste ore, dovendo ammettere, per necessità logica, analoghe espressioni, del tipo ‘il paese italico, germanico’, rappresenta l’aspetto tragico dell’intera questione), ma ateniese. Sparta, per esempio, si tenne ben stretta la sua costituzione, del tutto diversa da quella della polis rivale. A questo punto, il riferimento è d’obbligo, approdo di certa scienza e di comprovata esperienza, argine, steccato avverso i luoghi comuni. Ci viene in ausilio, dunque, il grande Niccolò Machiavelli, il tanto, e ingiustamente, vituperato segretario della seconda cancelleria fiorentina, lo stesso che, come dico sempre, la vulgata ci consegna come un maldicente e malpensante, cinico e ambiguo, quello che avrebbe scritto la famosa frase (viene indicata anche l’opera, Il Principe) ‘il fine giustifica i mezzi’. Per averlo letto, tutto, ma davvero tutto, compresi quei versi che il De Sanctis, a ragione, giudica ‘privi di colore’, posso affermare che Machiavelli non ha mai scritto una frase del genere, né l’ha mai interiorizzata. Ma nemmeno mai pensata. Così noi Italiani, per un pregiudizio incancrenitosi nel tempo, consideriamo i nostri grandi: a giudicare la nostra epoca, la rabbia degrada in fiele. Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, libro I, capitolo II: l’argomentare è lineare, logico. Le forme di governo, almeno per gli Stati non sottoposti a dominazione straniera, sono il monarchico, l’aristocratico e il democratico (‘Principato, Ottimati e popolare’). Ora, il principato degenera facilmente in tirannide, l’aristocrazia in oligarchia e la democrazia in licenza, in demagogia. La forma perfetta di governo è pertanto quella mista, la medesima che fece grande Roma, dove, accanto ai consoli, che rappresentano l’elemento monarchico, c’erano il senato, vale a dire un’aristocrazia, e l’elemento popolare o democratico rappresentato dai tribuni della plebe. La democrazia, quindi, va bene, sì, ma se sommata algebricamente agli altri due principi. A parte la grandezza di Roma, la riprova è proprio nella storia della Grecia. ‘Intra quelli che hanno per simili costituzioni meritano più laude è Licurgo, il quale ordinò in modo le sue leggi in Sparta che dando le parti sue ai Re, agli Ottimati e al Popolo, fece uno stato che durò più che ottocento anni, con somma laude sua e quiete di quella città. Al contrario intervenne a Solone, il quale ordinò le leggi in Atene: che per ordinarvi solo lo stato popolare, lo fece di sì breve vita che avanti morisse vi vidde nata la tirannide di Pisistrato’. Speriamo di non fare la fine di Atene. In tutti i sensi.


Giacinto Zappacosta



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