giovedì 15 dicembre 2016

SCENARIO PROSSIMO VENTURO: LA DISCESA IN CAMPO DEL TERRORISMO ROSSO, ANARCHICO E NERO


La strategia è chiara, limpida, lucidamente delineata e coerentemente attuata. Ed ha lasciato il segno, finora, nelle suggestioni di tre generazioni.
Che Guevara alla lotta (armata) affiancava lo studio, la lettura e l'approfondimento. Era un intellettuale, e anche fine, dobbiamo prenderne atto. Si trovò, nell'America Latina, nella condizione di dover fare una rivoluzione senza poter contare, come nella teorica marxiana, sull'appoggio di un proletariato urbano, in una realtà, specie quella cubana, nella quale il capitalismo era parzialmente sviluppato. Come uscirne, cosa fare, quali prospettive?
Eccoti dunque tre pre-condizioni grazie alle quali un gruppo di guerriglieri, un "foco", anche ristretto, può produrre una situazione oggettivamente rivoluzionaria: primo, una sostanziale delegittimazione del potere politico percepita dalla popolazione; secondo, l'acuirsi di tensioni sociali che non possono essere risolte tramite metodi legali; terzo, la convinzione e la constatazione che tutti i canali per un miglioramento delle condizioni delle classi escluse dal potere siano di fatto bloccati. Sussistendo questo humus, la determinazione di un pugno di rivoluzionari è in grado di radicalizzare la lotta tra popolo e forze filo-governative, tra oppressori ed oppressi, svuotando man mano il residuo appoggio su cui fa leva il potere.
In un mutato scenario e in un contesto geografico diverso, qui, ora, in Italia, e probabilmente non solo in Italia,  il popolo, che è coglione fino ad un certo punto, vive, con disagio e frustrazione, nell'intimo, ormai, di una coscienza personale e collettiva a dir poco esacerbata, nella consapevolezza di non poter influire, in alcun modo, sulle scelte politiche. Scelte avvertite come anti-sociali e repressive, attuate con lucida determinazione da un potere governativo tetragono alle istanze che, ad esempio tramite il recente referendum, salgono dal popolo, sovrano solo sulla carta (costituzionale). 
La formazione del nuovo esecutivo, epifenomeno di una arroganza senza fine, divarica quel vallo, quella dicotomia tra elettori e (non) eletti, tra cittadinanza e istituzioni. Che, di fatto, non rappresentano più niente e nessuno, se non gli interessi consolidati ben conosciuti.
In questo quadro così allarmante, nella più assoluta incapacità, da parte di un governicchio impresentabile, e nella evidenza di una denegata giustizia elevata a sistema, questa classe al potere, ottusa e tronfia, si assume la responsabilità, storica e morale, per tutto quello che potrà accadere. 
Se alle tensioni sociali si risponde sbeffeggiando il popolo (vedi la falsa laurea della Fedeli, le promesse da presa per il culo di Renzi e della Boschi-Banca Etruria), il simulacro di arresto ai danni di Osvaldo Napoli è solo l'inizio.

Giacinto Zappacosta    

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