mi permetto scriverLe per raccontarLe di una passeggiata che ho fatto ieri nella città vecchia, quella parte di Taranto, a me tanto cara, che, come Lei sa, racchiude bellezze storiche e paesaggistiche di indubbio valore. Verrei di persona a parlarLe, ma, mi consenta, il fatto di trovarmi di fronte una persona armata mi mette a disagio. Ecco dunque il punto: quello che rimane del tempio dorico, vestigia di una storia gloriosa. Ebbene, un basamento dell’antichissima costruzione che i nostri padri, senza nostro merito, anzi nonostante i nostri demeriti, ci hanno lasciato è diventato il deposito di cibo che qualcuno lascia a favore dei numerosi felini che vivono sull’isola. Di per sé il gesto è nobile, e i nostri amici gatti hanno diritto a queste attenzioni. Però c’è modo e modo. Quella mano anonima che quotidianamente si prodiga a pro di quelle bestiole potrebbe poi provvedere a pulire il sito dei rimasugli. La mia proposta: siccome il palazzo di città, che Lei frequenta quotidianamente, dista dalle colonne doriche soltanto un centinaio di passi, perché qualche mattina non va a fare un sopralluogo? Potrebbe dare opportune disposizioni risolutive alla polizia locale per restituire ad un minimo di decenza e di decoro quell’angolo della città dove i turisti, italiani e stranieri, in ogni stagione, si soffermano incantati. Basterebbe poco.
Giacinto Zappacosta
riproduzione vietata
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