martedì 31 gennaio 2017

VASTO CHE FU, LA PASSIONE CIVILE DI UN TEMPO


Quando il dislivello si fa ampio, incolmabile, la mente si rifugia nel passato, colà cercando un appiglio, una lezione che le consenta di veleggiare tra i perigli di questo tempo. Un tempo, l’ho detto tante volte, nel quale non mi riconosco, nel quale faccio fatica a collocarmi. Ed in effetti, me ne sono tratto fuori più prosaicamente di quanto fece, all’epoca, Plinio Correa de Oliveira, il quale, elegantemente, girò le spalle al suo presente, volgendo l’anima, e lo studio,  alle epoche antiche. Io, per l’appunto, alla contemporaneità rivolgo le terga. Quello che fu, dunque, con le sue valenze. Mi interessa solo quello. Qualche decennio fa, Vasto seppe coinvolgersi in passioni civiche di spessore: si parlava in piazza, si discuteva, si riuscì a produrre idealità, ad incamminarsi sulla via del rinnovamento. Da bambinetto, percepivo di vivere qualcosa di entusiasmante, di insolito, da adulto, da vecchio, sono ora convinto che la nostra Città abbia in sé una propensione, ma solo una propensione, a ritrovarsi attorno ai valori. Che sono quelli di sempre.

Giacinto Zappacosta

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