venerdì 6 gennaio 2017

TARANTO. NON SOLO MAGNA GRECIA


Il sito archeologico di Saturo, uno dei più interessanti d’Italia


La prima volta lessi, sull’indicazione stradale, “Sàturo”. Qualcuno, che sedeva in auto al mio fianco, mi corresse: “Satùro”. Eravamo sulla litoranea salentina, alle porte di Taranto, in una splendida giornata estiva, piena di sole e del profumo intenso che la macchia mediterranea inviava generosamente a beneficio delle nostre narici. Col tempo, la passione per la storia antica mi ha fatto apprezzare cose molto interessanti. Intanto, possiamo dire che Saturo sta a Taranto come il Palatino sta a Roma: le origini, antichissime, della città ionica vanno ricercate in quel lembo di spiaggia, una incantevole baia, che fa da argine ad un mare pulitissimo. Qui, a Saturo, hanno abitato, a partire da due millenni e mezzo prima di Cristo, i Pelasgi, popolazione mediterranea che diede vita ad una interessante civiltà in tutto il bacino del Mare nostrum, da Creta, con i suoi splendidi palazzi, ai nuraghi sardi, ai dolmen pugliesi, ai tholos in Abruzzo. Parliamo di genti molto diverse dagli Indoeuropei (Greci, Latini, Sanniti, ecc.), che arrivarono molto tempo dopo, sovrapponendosi agli indigeni. Ebbene, a Saturo, nei reperti, è visibile questo rapporto tra le due razze, in un insediamento mediterraneo, approdo, in epoca successiva (706 a.C.), dei coloni spartani che fondarono la città-stato tarantina. Teniamo anche conto, ed è significativo, che nella mitologia greca Taras, il fondatore, è figlio del dio greco Poseidone e della ninfa indigena Satyria. Un sito archeologico, appena fuori Taranto, a cielo aperto, che meriterebbe ben altra attenzione da parte delle autorità.

Giacinto Zappacosta

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