sabato 4 febbraio 2017

PATACCARO


L’occasione era ghiotta. Una bella conferenza stampa, in pompa magna, avendo di lato, sulla scrivania, quella dalla quale non si schioda mai, neanche per andare in giro a vedere quello che accade in città, il reperto, Afrodite. Afrodite d’oro, come la definisce Mimnermo, poeta greco vero e autentico, che Ippazio Stefàno credo non abbia mai letto.
Poteva essere l’inizio di una bella campagna elettorale a pro del suo partito e del suo successore. Alla incompetenza, invece, il sindaco di Taranto ha aggiunto una buona dose di imprudenza e di ingenuità. 
Intanto, un passaggio non è chiaro: a quale titolo il primo cittadino deteneva il (falso) reperto, poi consegnato a chi di dovere per le opportune verifiche? Maiora premunt, avrà pensato il sindaco. E quindi le foto assieme alla dea della bellezza, qualche domanda, qualche risposta a favore di taccuini e microfoni.
Fatto sta che, già ad una prima analisi, cui sono seguiti più approfonditi accertamenti, la dea abbia perduto gli attributi celestiali, od olimpici, per assumere quelli, più umani e prosaici, della beffa. Insomma, Stefàno ha fatto un'autorete. La speranza è che il clamore si consumi entro le mura cittadine. Brutte figure, grazie a questa classe politica che detiene il potere, Taranto ne ha già fatte tante a livello nazionale.
Il sindaco, piuttosto che rincorrere i flash dei fotografi, si preoccupi della casa natale di Paisiello, nella città vecchia, che sta cadendo a pezzi, faccia un giro nel centro storico per rendersi conto della fatiscenza di talune abitazioni ridotte a un cumulo di rovine. Soprattutto, si soffermi a considerare come Taranto, questa bellissima città, stia morendo.

Giacinto Zappacosta


riproduzione vietata 

Nessun commento:

Posta un commento