C'era una volta...
Ieri sera, in attesa di una riunione di condominio, ho rivolto l’occhio su un apparecchio televisivo sintonizzato su TRSP. Stavano trasmettendo una funzione religiosa per onorare San Sebastiano, protettore dei “Vigili Urbani”. In pochi ricordano però che San Sebastiano è sempre stato protettore anche dei muratori. Mio nonno festeggiava questa ricorrenza e la festeggiava con la compagnia esclusiva dei nipoti. In questa data iniziava il periodo di carnevale e per l’occasione mia nonna preparava i ravioli con lo zucchero e la ciciricchiata. A chi si rifiutava di mangiare veniva rivolto l’invito: “va vvede a corre li cavelle, camà!” (vai a guardare i cavalli che corrono, vai!”). Se adesso offri i ravioli dolci, con zucchero e cannella, sono in tanti quelli che storcono il naso e rifiutano, in varie maniere, l’invito. Eppure sono una pietanza eccellente, soprattutto “rintrufati”.
Dopo il lauto pranzo mio nonno soleva dichiarare: “Ah … Mo sci c’hai magnate! Mo, o che sone la campane. Chi s’è mmorte? Mastre Peppine Lacciatte! Ddonnnn!” (Bene … adesso si che sono sazio! Ora può suonare anche la campana a morto. Chi è morto? Mastro Peppino Laccetti! Suono onomatopeico della campana).
Ricordo però anche mia madre che in questa ricorrenza si recava in chiesa e dopo la funzione prendeva “lu Purcellate”, una sorta di tarallo di pane. Ieri alla “cerimonia” dei Vigili Urbani questo segno di devozione non l’ho notato. Un altro segno della tradizione scomparso.
Francescopaolo D'Adamo
Ieri sera, in attesa di una riunione di condominio, ho rivolto l’occhio su un apparecchio televisivo sintonizzato su TRSP. Stavano trasmettendo una funzione religiosa per onorare San Sebastiano, protettore dei “Vigili Urbani”. In pochi ricordano però che San Sebastiano è sempre stato protettore anche dei muratori. Mio nonno festeggiava questa ricorrenza e la festeggiava con la compagnia esclusiva dei nipoti. In questa data iniziava il periodo di carnevale e per l’occasione mia nonna preparava i ravioli con lo zucchero e la ciciricchiata. A chi si rifiutava di mangiare veniva rivolto l’invito: “va vvede a corre li cavelle, camà!” (vai a guardare i cavalli che corrono, vai!”). Se adesso offri i ravioli dolci, con zucchero e cannella, sono in tanti quelli che storcono il naso e rifiutano, in varie maniere, l’invito. Eppure sono una pietanza eccellente, soprattutto “rintrufati”.Dopo il lauto pranzo mio nonno soleva dichiarare: “Ah … Mo sci c’hai magnate! Mo, o che sone la campane. Chi s’è mmorte? Mastre Peppine Lacciatte! Ddonnnn!” (Bene … adesso si che sono sazio! Ora può suonare anche la campana a morto. Chi è morto? Mastro Peppino Laccetti! Suono onomatopeico della campana).
Ricordo però anche mia madre che in questa ricorrenza si recava in chiesa e dopo la funzione prendeva “lu Purcellate”, una sorta di tarallo di pane. Ieri alla “cerimonia” dei Vigili Urbani questo segno di devozione non l’ho notato. Un altro segno della tradizione scomparso.
Francescopaolo D'Adamo
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