Dominati come siamo da una
“criptocrazia” che non ci fa assolutamente presagire nulla di chiaro per il
futuro, c’è chi chiede “lumi” al sindaco di Vasto in merito alla ventilata
soppressione del Tribunale. Ma dove si
vuole andare a parare? Forse il campanilismo in questa Città è così alto da
voler mantenere in “vita” una istituzione che, sia pure storica, ha costi tanto
elevati rispetto alla sua funzione da doverne chiedere la soppressione? Oppure
la “lobby” degli avvocati locali (mi si prenda per umorista) è così potente?
Non posso pensare sia “solo” questo. Probabilmente c’è qualche altra
motivazione che spinge tanti cittadini a “bramare” di non voler perdere questa
importantissima istituzione pubblica.
In una città conservatrice come
la nostra, la soppressione del Tribunale, rappresenta un ulteriore passo
indietro. “Continuando così non ci resterà niente!” si sente dire.
E se invece vedessimo questa
soppressione come un passo avanti? Uno “svecchiamento” che ci porti a cercare elementi
nuovi di sviluppo, non legati alle logiche del passato? Una necessità che ci
spinga a diventare “qualcosa” che non siamo stati prima?
Sarebbe una sfida troppo
difficile per questa città? Forse sì per una rappresentanza politica vuota e
per una cittadinanza avviluppata in ottundimento senza precedenti, tuttavia per
favorire i “giovani” che sempre più parlano di lasciare questo luogo,
bisognerebbe tentare.
E io che da qualche tempo mi
accorgo di non essere più “giovane” propongo una idea “vecchia”: Se da Roma
decidessero di voler sopprimere il Tribunale, dimostriamo un minimo di
capacità. Trattiamo finalmente, concretamente, numeri alla mano, una Università
per Vasto. Chiediamo: volete togliere il Tribunale? Dateci l’Università. I
costi sarebbero uguali se non addirittura inferiori e sarebbero i giovani, col
loro bagaglio creativo, ad arricchire la nostra Città.
Aldilà del risparmio per
l’amministrazione (i costi del Tribunale ricadono su tutti i vastesi), aldilà
del ritorno economico per i cittadini (affitti, commercio, consumi in genere),
Vasto ha bisogno di “freschezza”. Provate ad ascoltare o a leggere quanto i
“giovani” rappresentanti della politica locale dicono o scrivono. Ve ne
renderete conto anche voi.
F.P. D’Adamo
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