Incapacità di essere
genitori
Ero già bello che
grande quando la tecnologia cominciò ad indagare, proiettando il tutto in uno
schermo, sulla vita prenatale e sui suoi
segreti. Fino ad allora, le nostre mamme ci prendevano a scatola chiusa, non
sapendo se saremmo nati maschietti o femminucce, bruni o biondi, sani o meno.
La vita veniva cercata e accettata per quello che è: un dono, una
soddisfazione, la gioia di mettere su famiglia. Adesso è subentrata la paura,
si è insinuato il timor panico di avere un figlio malato, prevale l’ansia di
procreare quello che poi sarà un peso, una maledizione, un bimbo che ci farà
sfigurare di fronte alla parentela e al vicinato. Che cosa è cambiato in noi?
Dove stiamo sbagliando? Da un lato pretendiamo un figlio, a qualunque costo,
anche ricorrendo alla “eterologa”, dall’altro ci assale l’angoscia genitoriale,
ultima frontiera di una forma mentis alla deriva, dove, tutto sommato, prevale
l’egoismo.
Giacinto Zappacosta
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