venerdì 20 febbraio 2015

IL PALAZZO DEI VASTESI

Una piccola proposta

Lo vado ripetendo da tempo, forse troppo. Ma con il passare degli anni lo spirito evolve (o involve) in categorie strane, inesplorate in gioventù. Molto più prosaicamente e senza tanti giri di parole, si diventa rompicoglioni. Palazzo d’Avalos, dunque, con tutto quello che significa per noi vecchi Vastesi, quelli, per intenderci, che hanno letto le storie patrie (della piccola Patria) scritte da Marchesani e d’Anelli, aggiungendo ora l’ultima opera di Costantino Felice (ne consiglio lo studio). Per noi è “il Palazzo”, uno spazio comune, una realtà architettonica che rimanda alla nostra storia, quella nella quale ci riconosciamo tutti. Prima che sia troppo tardi, è la mia insistente preghiera rivolta a chi può e deve intervenire, prendiamo carta e penna e stiliamo l’inventario dell’immenso patrimonio custodito tra quelle mura, magazzini compresi, anzi cominciamo proprio da questi. Per la verità, non si è mai visto al mondo che beni di qualsivoglia natura non siano descritti in un elenco ufficiale che faccia fede circa lo stato delle cose. Certo, occorrerà tempo, dovrà essere impiegato personale qualificato, ma alla fine ne sarà valsa la pena.

Giacinto Zappacosta

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