lunedì 30 novembre 2015

SOLDI E POLITICA

È “il fango delle corti” di cui parla Massimiliano Francesco Maria Isidoro Robespierre, il bevitore di sangue tanto amato da chi non lo ha mai studiato. In gioventù, quando ero una testa calda, comunque meno di quanto sia adesso, dopo averne letto i discorsi, ho apprezzato, e forse apprezzo tuttora, quell’ira fanatica (solo quella, per carità) ma giusta, del rivoluzionario francese, giovane avvocato di provincia, avverso quel maledetto vizio, la corruttela, che ammorba la vita politica di ogni latitudine e di ogni tempo. Come ai giorni nostri, è chiaro. La gioiosa macchina da guerra è in verità attrezzata per fare soldi, per assumere posizioni di auto-referenzialità, per accedere alla politica non come servizio, ma come realizzazione personale valutabile da un punto di vista meramente economico. A ben pensarci, però, il punto è un altro e chiama in causa quello iato antropologico, quel confine netto, quella voragine, quel vallo che separa il sentire della gente comune da quello dei politici, i quali ormai non hanno più contezza dei problemi che pure sono chiamati ad affrontare e, se possibile, a risolvere. 


g.z.

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