Ma che sia quello vero
Sono gli eguali. Tante persone,
in tutto il mondo, di tutte le razze, con i medesimi caratteri somatici. Almeno
così ci paiono, a prima vista. Ad avvicinarli, però, scopri che ognuno di loro,
come logico che sia, ha la propria specifica personalità. Vivono sulla loro
pelle, quando riescono a superare le forche caudine delle indagini prenatali,
che spesso sfociano (in Francia si arriva al 96 per cento) nel rigore
eugenetico dell’aborto di Stato, le maldicenze, le cattiverie del resto della
popolazione, quella che ascrive sé stessa nel novero dei ‘normodotati’. In
quella fogna a cielo aperto che è diventata la nostra società, non manca mai il
coglione o la cogliona di turno dalla prosa facile e dall’intelletto fino: l’epiteto
‘mongoloide’ è usato, genericamente, amabilmente, magari per celia, a riempire
il vuoto delle serate passate al bar, quasi fosse normale la spendita di un
aggettivo, che rimanda ad una sindrome, a significare ogni sorta di improperio.
La gentilezza, l’educazione albergano nel linguaggio. O forse, non saprei, nel
cervello. La nascita di un bambino down, in quel paradosso che è il messaggio
di Cristo, vale come una benedizione. Gesù è venuto per tutti, senza
distinzioni, anche per i Cristiani che si vergognano di farsi il segno della
Croce. È venuto, non risulta altrimenti dalle Scritture, anche per i down. Buon
Natale a tutti, allora. Buon Natale a chi ha la bontà di leggermi.
Giacinto
Zappacosta
riproduzione vietata
Nessun commento:
Posta un commento