martedì 8 dicembre 2015

Che rabbia quel motore acceso

La prima volta che arrivai a Cremona, in auto, fui costretto a fermarmi, in viale Milano, andando ad ingrossare una discreta fila che si era creata davanti a me. Il tempo di guardare attraverso il parabrezza, di chiedermi il perché di quell’auto-colonna, quando si avvicina un vigile che mi dice: “spenga il motore”. Obbedisco immantinente e osservo. Dopo qualche secondo, vedo passare, lontano un centinaio di metri, un treno. Ripartiamo tutti: all’altezza del passaggio a livello noto un cartello che in effetti obbliga a spegnere il motore in caso di sosta. Presa dimestichezza con la città in riva al Po, ho notato, col tempo, che i cittadini, devo dire giustamente, non tollerano che si lasci il motore dell’auto acceso, per nessun motivo. Io, per la verità, ho sempre rispettato questa regola, che è innanzi tutto di buone maniere, e a Cremona, in tal senso, ma non solo per questo, mi sono trovato benissimo. Non posso dire la stessa cosa di Vasto, e me ne dispiaccio. In questa città, spesso si vedono amici parlottare amabilmente tra di loro, le rispettive auto lasciate accese sui due lati della strada. Oppure, in questo periodo, il motore lasciato acceso per garantire il funzionamento del climatizzatore. È capitato a me, che vivo al pian terreno: un’auto accesa per un quarto d’ora, vicino alla mia finestra, aperta, perché il conducente, prima di salirvi, voleva trovare un ambiente confortevole. Colpa della Polizia Municipale che non controlla e non reprime? Può darsi. È sicuro, invece, che si tratti di educazione.

Giacinto Zappacosta  

riproduzione vietata

Nessun commento:

Posta un commento