mercoledì 21 settembre 2016

A TARANTO SI MUORE (NON SOLO PER L'ILVA) / 2


Io ci vivo e lo so. Abitare a Taranto vuol dire alloggiare in un immenso immondezzaio a cielo aperto.  
L'inciviltà del popolo tarantino è impressionante. Un piccolo elenco?
Presto detto.
1) Buttare per strada cicche di sigarette, cartacce e qualsiasi oggetto altrimenti destinato al cestino dei rifiuti è prassi consolidata, senza che questo provochi scandalo o disapprovazione. La città è sporca oltre l'inverosimile. I cestini dei rifiuti, che pure esistono, non vengono punto utilizzati.
2) Le regole minimali per quanto attiene il codice della strada sono puntualmente disattese. Si transita col motorino sui marciapiedi, le strisce pedonali sono solo un po' di colore (inutilmente) distribuito sull'asfalto. Il semaforo è un inutile luce che cambia colore ritmicamente. Strombazzare di continuo in un frastuono micidiale è forse la cosa che colpisce di più il visitatore. Le corsie riservate all'Amat sono utilizzate indifferentemente da tutti con conseguente imbottigliamento del traffico. Parcheggiare in seconda e terza fila è la disperazione di chi non riesce ad utilizzare l'auto perché circondata per ogni dove.
3) Fumare sugli autobus non suscita clamore o fastidio.
4) Le opere d'arte e le vestigia del passato, di cui viceversa dovremmo essere orgogliosi, sono abbandonate a loro stesse e vilipese. Basta dare uno sguardo all'area dove insistono le colonne doriche, insozzata di continuo nell'incuria generale, o alla cinta muraria di corso Italia, ridotta a spartitraffico e alla mercé del primo imbecille che vuole lasciarvi scritte di ogni tipo.
5) Lasciar cadere le cicche di sigarette in mare è cosa naturale, così come insaponarsi e sciacquarsi in Mar Grande.
L'elenco, ampiamente incompleto, non ammette repliche. Vero? 
Non mi si venga a dire, quindi, che il problema di Taranto coincida con L'Italsider. Il problema emergenziale di questa città è nella grave inciviltà dei suoi abitanti, una situazione non più gestibile da chicchessia, figuriamoci da Stefano.
Quello che desta meraviglia è la dimestichezza e la naturalezza con le quali il tarantino sguazza in tanto squallore, che è assieme materiale e morale. Una indecenza, non c'è che dire. 
Cosa può proporre la politica ad una città così? Non è riuscito Cito, con i suoi modi rudi e sbrigativi, e non riuscirà nessuno. Questa è la situazione. I convegni sull'Ilva dovrebbe fare luogo a discussioni pubbliche dal titolo "la nostra inciviltà: proposte e soluzioni".
Per non parlare di Livio Andronico, grande figura di tarantino, il cui nome, puntualmente storpiato in "Andrònico" (che orrore), dice di un degrado non più risolvibile.

Giacinto Zappacosta

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