venerdì 23 settembre 2016

LEZIONI DI RETORICA / 2


La sineddoche

Strettamente imparentata con la metonimia, che abbiamo analizzato la volta scorsa, è la sineddoche. Anche in questo caso, l‘etimologia del nome, che i Latini rendevano col termine ‘intellectio’, rimanda al greco antico. Il primo impatto con questa figura retorica era immancabile in prima media, quando il docente, leggendo l’Iliade, si soffermava su quella espressione di Omero, così ricca di fascino, ‘le veloci prore’, che sta ad indicare le navi dei Greci minacciosamente posizionate dinanzi a Troia. La sineddoche, dunque, indica, come in questo caso, il tutto, la nave appunto, con la parte, cioè la prua. Lo stesso vale quando con ‘tetto’ vogliamo indicare ‘casa’, e così via. Attenzione: se per indicare una nave, o una barca, dico ‘legno’, siamo nell’ambito della metonimia, come già spiegato in precedenza. La sineddoche ricorre anche quando si fa riferimento al rapporto genere-specie, ad esempio dicendo ‘il felino’ per indicare il gatto, o ancora quando si allude alla relazione singolare-plurale, come nell’espressione ‘l’italiano è mal visto in Germania’. È evidente come qui si faccia riferimento non al singolo italiano, ma ad una intera comunità. E gli esempi si possono moltiplicare. La prossima volta analizzeremo la figura retorica del climax.

Giacinto Zappacosta

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