martedì 4 ottobre 2016

LEZIONI DI RETORICA /12


La metafora e la catacresi

Partiamo da qualche esempio. Se io dico ‘il mare ondeggia’ è un conto, ma se trasferisco quel movimento delle onde alle bionde spighe, in un discorrere che potrebbe suonare ‘l’ondeggiare del grano’, allora siamo in presenza della metafora, un’altra figura retorica che, assieme alle altre, rende godibile e bella la nostra lingua. Metafora significa, come nell’origine greca del termine, ‘trasferimento’ e consiste in un processo analogico, in base al quale un vocabolo, o una perifrasi, è usato per rendere un concetto diverso da quello che normalmente esprime. Altri esempi: ‘il ruggito del motore, una grandinata di pugni, il mugghiante mare’. Si tratta di immagini che riferiscono, ad esempio ai pugni accostati ad un fenomeno atmosferico, caratteristiche ed azioni che in realtà non sono proprie di un determinato vocabolo. Molto simile alla metafora, al punto che le due figure possono confondersi, è la catacresi (il greco ci dice che siamo in presenza di un ‘abuso’), vale a dire la spendita impropria di un vocabolo. È così quando chiamiamo ‘collo’ una parte della bottiglia, ‘braccio’ il sostegno della lampada, ‘gamba’ la base del tavolo, e così di seguito. La prossima volta, se vorrete, analizzeremo l’ossimoro.



Giacinto Zappacosta


riproduzione vietata

Nessun commento:

Posta un commento