mercoledì 5 ottobre 2016

LEZIONI DI RETORICA / 13


L’ossimoro

‘Le convergenze parallele’. La definizione, coniata da Aldo Moro, plastico simbolo del degrado della politica, a ben vedere è un ossimoro, non proprio elegante, ma pur sempre un ossimoro. Vediamo qualche altro esempio, un po’ più calzante: ‘lucida follia, insensato senso, pace armata, calma densa di minacce’. L’ossimoro, parola che, derivando dal greco (poteva essere altrimenti?) significa ‘acuto folle’. Nell’accostamento dei due aggettivi qualificativi, inconciliabili, o apparentemente inconciliabili, è l’essenza di questa figura retorica, che consiste in una unione sintattica di due temi contraddittori in modo che si riferisca a una sola entità. Si tratta dunque di un’antitesi, resa dai Latini con i termini ‘contrapositum’ e ‘contentio’. Si tratta di idee, di significanti inconciliabili tenuti insieme a produrre un’immagine inaspettata, talora con effetti comici, o ironici, in ogni caso con esiti di sicura riuscita. Ovviamente, non è da tutti, ma solo per coloro che sanno usare la penna, oltre che la testa. La prossima sarà la volta della diafora, una figura retorica molto interessante.



Giacinto Zappacosta

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