10,46 di oggi, 7 novembre. La telefonata, proveniente da cellulare di cui conservo gelosamente il numero, trasuda nervosismo. Causa: un mio articolo; anzi, qualche mio articolo recente. L'interlocutore, all'apparenza uno zuzzerellone, anche se un po' cresciuto, gioioso e giocoso, ma in realtà di tutt'altra pasta, dice di telefonarmi da Palazzo di Città, in Vasto. Chiarisco subito come il comune di Vasto non c'entri niente, se non, stando a quanto riferito dall'altro capo del telefono, quale palcoscenico di una pagliacciata senza senso. O meglio: le scaturigini sono nel nervosismo di qualcuno e in una arroganza senza limiti, nella pretesa di potersi muovere a piacimento senza che nessuno critichi. Come sempre, non mi farò intimidire. "Ti spacco la faccia in piazza" è stata l'espressione finale, nell'ambito di un climax ascendente, in cui il florilegio è stato davvero notevole. Ho un unico dubbio: perché la minaccia deve concretizzarsi in piazza? Forse al dolore fisico il mio persecutore vuole aggiungere una sorta di punizione pubblica, dello stesso tenore in voga nella Francia rivoluzionaria?
g.z.
Fammi sapere quando vai in piazza così .... non mi faccio la barba.
RispondiEliminaNon mi ha detto che piazza è. Lo richiamo?
Eliminasi si richiamalo sono interessato anche io mi pare
EliminaCaro Nicola, in effetti ha esordito parlando di te.
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