domenica 1 gennaio 2017

UNA CITTA' IN UNO STATO PIETOSO. PREVALE L'INCIVILTA'


I Tarantini, tutti, non accusino l'Ilva, la politica, la mala sorte, la congiuntura economica, l'inquinamento. Piuttosto, accusino se stessi, la loro ignavia, la loro invincibile inciviltà, la loro atavica indolenza. Una vergogna. Quello che è successo nelle ultime ore è solo l'epifenomeno di un malcostume, generalizzato ad ogni livello, che non ha scusanti.
Le foto che ho scattato nel tardo pomeriggio di ieri sono eloquenti, e ci narrano di una città in stato di assedio, in preda al panico. 
L'inciviltà è il dato antropologico, connaturato al tarantino. Nessuno si scandalizza, nessuno avverte il disvalore quando le auto sono parcheggiate in seconda o terza fila, se la corsia degli autobus è utilizzata dalle auto private, se il semaforo non viene rispettato. E ancora: il marciapiede utilizzato quale area riservata alle bici e alle moto, la sporcizia dappertutto, le spiagge pubbliche (vedi soprattutto ferragosto) ridotte ad un immondezzaio nel compiacimento, più che nell'indolenza, di quanti prendono il sole. Uno schifo, cari Tarantini. Ognuno si lamenta della Città e ognuno la stupra quotidianamente. Con un comportamento da barbari. Altro che città spartana, altro che vestigia gloriose del passato. Dimenticavo le mamme che, in pieno centro, e quindi alla vista di un folto pubblico,  invitano i figli piccoli ad orinare in un'aiuola, vicino ad un albero, come i cani, persone che, con la faccia di bronzo, fumano sui mezzi pubblici di trasporto. Ditemi, Tarantini: quando fumate, buttate la cicca per strada, vero? Bravi. E poi, a completare l'opera e a definire un degrado che, evidentemente, è di ordine morale, ancor prima che ambientale, c'è quello storpiamento della lingua italiana, diffuso, a Taranto, in ogni ambito sociale, anche, in qualche caso, nel corpo docente. Il popolo della città dei due mari non sa parlare, questa è la verità. Mi riferisco a quei verbi usati transitivamente, come nelle espressioni "scendimi questo e quello, una persona sparata, salimi quella cosa, ha uscito la pistola". Ma che cazzo vi insegnano a scuola? Già, dimenticavo: una insegnante è stata da me rimproverata perché nell'atrio di una scuola (un noto liceo tarantino) fumava proprio sotto il cartello recante "divieto di fumo". E poi altre perle: "vuole essere telefonato, vuole essere aperto l'ombrellone, vuole essere prescritto le medicine". E che cazzo. Mettetevi nei panni di uno di Milano che arriva alla stazione e vede buttare il pacchetto di sigarette, vuoto, per terra, pur in presenza del cestino proprio lì ad un passo. E' capitato a me di assistere alla scena: ho raccolto il pacchetto da terra e, davanti al maiale di turno, l'ho allocato nel raccoglitore. Buon anno, Taranto, bella e amata città. I Tarantini non ti meritano.


Giacinto Zappacosta 


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